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Resistenza, un milione di missili puntati su Israele

L’operazione “Al-Aqsa Storm” ha rivelato da un lato la debolezza e il declino di Israele, soprattutto sul fronte interno, e dall’altro la sua incapacità di far fronte alla Resistenza e ai missili mirati alla sua profondità strategica ed esistenziale. Arriverà un fatidico momento strategico in cui questa entità si troverà ad affrontare un conflitto aperto su sei lati, e non convenzionale, con l’Asse della Resistenza, che cambierà il volto dell’intera regione.

Rafforzare le capacità dell’Asse della Resistenza

Negli ultimi anni, le forze dell’Asse della Resistenza si sono preparati allo scenario di guerra aperta e all’ampio confronto con l’entità di occupazione e hanno lavorato allo sviluppo del loro sistema di difesa e del loro arsenale missilistico. Le prime rivelazioni sono state nella guerra del Libano del 2006, avvenuta sei anni dopo la Liberazione del 2000, poiché Israele pensava erroneamente che le capacità della Resistenza fossero limitate a ciò che conosceva prima dell’aggressione di luglio, ci furono delle sorprese, prima di tutto il colpo alla nave “Saar 5”, e il continuo bombardamento missilistico durato 33 giorni. Lo stesso vale per le guerre di Gaza del 2008, 2012, 2014 e 2021 e per l’operazione “Al-Aqsa Storm”.

Le forze della Resistenza hanno capito che il fronte interno israeliano è il punto debole di questo regime, quindi hanno concentrato i loro sforzi e accumulato la loro esperienza per renderlo l’obiettivo principale allo scoppio di qualsiasi guerra futura, essendo la serie di obiettivi più dannosi e pericolosi. influenti, come gli impianti nucleari, chimici e vitali.

L’ampia estensione geografica dell’Asse della Resistenza gli conferisce un vantaggio nel grande conflitto che potrebbe rivelarsi inevitabile e necessario al momento opportuno, quando Hezbollah in Libano, Hamas e le fazioni palestinesi, l’esercito siriano sui confini del Golan, le fazioni della Resistenza irachena e di Ansarullah nello Yemen, oltre all’assistenza della Repubblica Islamica con la sua enorme potenza missilistica, significa un enorme arsenale di circa un milione di missili puntati su Israele a medio e lungo raggio con grande potere esplosivo, rendendo questa entità circondata da una cintura di fuoco.

Città missilistiche iraniane

Per quanto riguarda la Repubblica Islamica, che ha lavorato per decenni per sostenere tutti i movimenti di Resistenza e fornire armi di qualità ed esperienza militare per la produzione e lo sviluppo, oggi dispone di un enorme sistema di capacità militari, soprattutto missili e droni, il primo in Medio Oriente, e ha adottato l’idea di “contare i missili”, ha fondato molte città missilistiche sotterranee, per costituire profondità strategica e il più grande attore nella guerra regionale.

Hezbollah ha più di 180mila missili

Le stime israeliane del 2016 affermano che la potenza missilistica di Hezbollah ha superato la soglia possibile, oltre a possedere circa mille missili di precisione, ha accumulato nel corso degli anni un enorme arsenale di missili superficie-superficie, anti-tank e di altro tipo. Queste stime indicano che Hezbollah oggi possiede tra 120 e 140mila missili a corto raggio, la cui gittata è compresa tra 40 e 45 km, che coprono il terzo settentrionale dello “Stato”, compreso il Golfo di Haifa e Tiberiade, diverse migliaia di missili a medio raggio che arrivano fino a 90 km, raggiungono la zona di Sharon e i margini settentrionali di Gush Dan, e centinaia di proiettili e missili che raggiungono centinaia di chilometri, compresi i missili Scud provenienti dai magazzini dell’esercito siriano, permettendogli di colpire qualsiasi insediamento in Israele.

Ansarullah e le Forze di mobilitazione popolare

Anche per quanto riguarda lo Yemen, dove Ansarullah ha sviluppato un sistema missilistico capace in passato di colpire in profondità l’Arabia Saudita e la città di Eilat, contemporaneamente alla produzione di droni che volano per centinaia di chilometri e trasportano bombe e testate esplosive.

In Iraq, le capacità delle fazioni della Resistenza sono ancora avvolti dal mistero, e sono loro che hanno dimostrato le loro capacità e acquisito esperienza nella guerra contro le organizzazioni terroristiche, oltre alla natura geografica che apre possibilità di approvvigionamento logistico e militare, lungo la linea di confine che collega l’Iran e l’Iraq da un lato, e quest’ultimo con la Siria e il Libano dall’altro, creando così un ponte logistico tra i quattro Paesi.

Un milione di missili della Resistenza puntati su Israele

Gli eventi che si stanno verificando in questi giorni nella Palestina occupata sollevano nuovamente la questione che ha sempre preoccupato i leader militari e politici non solo in Israele ma anche negli Stati Uniti, del rischio di un possibile scenario di guerra su più fronti. L’arsenale della Resistenza raggiunge, secondo i dati, un milione di missili, e sono dotati di tecnologie di combattimento avanzate, tanto più che le forze e gli eserciti dell’Asse hanno acquisito esperienza militare in molti anni di combattimenti, soprattutto nella guerra al terrorismo in Siria e Iraq, l’aggressione saudita allo Yemen, fino alle guerre del Libano e di Gaza.

Oggi, con l’incapacità del comando militare israeliano di far fronte al bombardamento senza precedenti di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele, si rinnovano le preoccupazioni tra l’opinione pubblica israeliana su questo scenario che non può essere escluso in nessun momento, soprattutto se guardiamo la visione profonda della Guida Suprema Ali Khamenei nel 2015 per la scomparsa di questa entità in meno di 25 anni, così come la convinzione del Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che lui e i suoi amici dell’Asse della Resistenza pregheranno presto a Gerusalemme.

Le statistiche indicano che l’Iran ha 300mila missili, l’Iraq 100mila, la Siria 230mila, il Libano 180mila, lo Yemen 130mila e Palestina 60mila missili.

di Redazione

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