Convogli di aiuti umanitari si sono ammassati vicino al confine dell’Egitto con la Striscia di Gaza, senza poter entrare nell’enclave palestinese bombardata dal regime sionista.
Il valico di Rafah – l’unico passaggio per la Striscia di Gaza non controllato dal regime sionista – è stato chiuso da martedì della scorsa settimana, dopo tre attacchi aerei israeliani sul posto di confine palestinese.
Sabato, un funzionario americano ha confermato all’Afp che l’Egitto e il regime sionista avevano raggiunto un accordo per consentire ai cittadini americani di lasciare Gaza attraverso Rafah. Tuttavia, l’Egitto ha imposto condizioni all’accordo.
I funzionari hanno rifiutato che “il passaggio fosse designato solo per gli stranieri”, secondo il canale di notizie egiziano Al-Qahera News, che ha legami con le agenzie di intelligence egiziane. “La posizione egiziana è chiara e richiede che gli aiuti arrivino a Gaza”, aggiunge il rapporto, mentre cresce l’allarme per la carenza di forniture essenziali nel territorio assediato.
All’aeroporto di El Arish – 50 chilometri a ovest di Rafah – sono già arrivate spedizioni di aiuti dalla Giordania, dalla Turchia e dagli Emirati Arabi Uniti, insieme a forniture mediche sufficienti fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per soddisfare i bisogni di 300mila persone. Lo stesso Egitto ha inviato un convoglio di cento camion con mille tonnellate di aiuti.
Il regime israeliano, che controlla gli altri due punti di passaggio verso Gaza, ha dichiarato un “assedio completo” dell’enclave costiera palestinese, tagliando le forniture di cibo, acqua, carburante ed elettricità ai 2,4 milioni di persone del territorio. Gaza è sotto un blocco congiunto israelo-egiziano dal 2007.
Venerdì, Israele ha ordinato ai residenti civili del nord della Striscia di Gaza, circa 1,1 milioni, di spostarsi verso sud per aprire la strada a una prevista invasione di terra.
di Redazione
