Hashi Hassan, “colpevole” di innocenza
Il caso Ilaria Alpi, uccisa insieme al suo cameraman Miran Hrovatin in Somalia a Mogadiscio il 20 Marzo del 1994, si arricchisce di un ulteriore giallo. Il nome di Hashi Hassan è poco noto alla maggior parte italiani. Hashi Hassan si è fatto quasi vent’anni di carcere da innocente, perché con la morte della giornalista italiana e di Hrovatin non aveva nulla a che vedere. Accusato ingiustamente e poi scagionato. Hashi Omar Hassan è stato ucciso il 6 Luglio del 2022, saltato in aria con una bomba sistemata sotto il sedile della sua auto, a Mogadiscio, dove era ritornato. La vita di Hassan è stata contrassegnata da violenze, complotti e sofferenze a causa dell’ingiusta condanna per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Hashi Hassan, un destino già scritto
Arrivato in Italia nel 1998, venne portato a testimoniare dinnanzi la commissione parlamentare d’inchiesta sulle violenze dei soldati italiani nei confronti dei civili somali, il tutto sotto l’egida di una delle tante “missioni di pace” sotto il vessillo tricolore, la “Unisom”. Hassan era intervenuto per difendere alcune donne vittime della violenza dei militari italiani.
Durante l’audizione della commissione, Hashi Omar Hassan, fu prelevato dagli agenti della Digos, diretti all’epoca dall’attuale capo della polizia, Lamberto Gianni. Portato in questura, venne interrogato e fu accusato di aver fatto parte del commando che uccise Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. A fare il suo nome fu Ahmed Rage che però, improvvisamente scompare. Ricompare nel 2015, quando intervistato mentre si trovava a Londra disse: “Sono stato pagato per accusare Hashi”.
Chi e perché voleva incastrare Hassan? Lui, in un’intervista, i nomi li fa: Giuseppe Cassini (Ex ambasciatore a Mogadiscio), Ahmed Washington (faccendiere). Sono questi, per Hassan, i fautori del complotto ai suoi danni. Hashi Hassan aveva paura di tornare a Mogadiscio, temeva per la sua vita. Lo sapeva, le sue denunce, il fatto di aver smontato il depistaggio durante le audizioni del processo di Perugia, gli avevano disegnato un bersaglio sulla schiena.
Perché venne ammazzata Ilaria Alpi?
La giornalista venne ammazzata il 20 Marzo del 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Quella non è una data come le altre, infatti, è l’ultimo in cui, sul territorio Somalo, sarà presente il contingente italiano. In città erano rimasti solo agenti dei servizi segreti e carabinieri del reggimento Tuscania. Ilaria e Miran, lì, in quel giorno, non ci sarebbero dovuti essere. Si trovavano a Bosaso, dove Ilaria Alpi stava conducendo un’inchiesta sul traffico d’armi e rifiuti tossici dall’Europa alla Somalia attraverso l’Italia, grazie ai fondi della cooperazione internazionale.
Da Bosaso, i due giornalisti presero un volo per Mogadiscio, l’ultimo a vederli vivi fu “Jupiter”, l’alias di un uomo dei servizi segreti, tale Giuseppe Cammisa. Ilaria Alpi viene ammazzata, stando alla testimonianza di Hashi, perché stava facendo il suo lavoro: “Stava indagando sul traffico dei rifiuti e delle armi. Hanno usato me per coprire qualcosa e se si copre qualcosa c’è sempre un motivo, se non ci fosse stato un motivo io non mi sarei fatto vent’anni di carcere”. Il tempo gli ha dato ragione.
di Sebastiano Lo Monaco