Ci sono attualmente 488 professionisti dei media imprigionati in tutto il mondo, il numero più alto registrato da Reporters sans frontières (Rsf), ha annunciato giovedì l’Ong. Al contrario, il numero delle vittime quest’anno, 46, è stato il più basso, a causa della relativa stabilizzazione dei conflitti in Medio Oriente.
“Il numero di giornalisti detenuti in relazione al loro lavoro non è mai stato così alto da quando Rsf ha iniziato a pubblicare il suo riepilogo annuale nel 1995”, ha affermato in una nota l’Ong, che si batte per la libertà di stampa.
Il numero è aumentato di circa il 20% nell’ultimo anno a causa della brutale repressione in Myanmar, Bielorussia e Hong Kong. Rsf ha affermato di non aver mai visto così tanti giornalisti detenuti negli ultimi decenni.
La Cina apre la strada con 127 giornalisti incarcerati, grazie alla legge sulla sicurezza nazionale che ha imposto a Hong Kong, minando molte delle sue libertà democratiche.
Il Myanmar è secondo con 53, seguito da Vietnam (43), Bielorussia (32) e Arabia Saudita (31). “La maggior parte dei 46 omicidi (65 percento) è stato deliberatamente preso di mira ed eliminato”, afferma il rapporto.
I Paesi più pericolosi sono stati ancora una volta Messico e Afghanistan, con rispettivamente sette e sei giornalisti morti, seguiti da Yemen e India con quattro a testa. Rsf ha aggiunto che 65 giornalisti sono tenuti in ostaggio in tutto il mondo.
di Redazione
