Lavoro, la retorica stantia dei giovani “Choosy”
Il problema lavoro non è una questione che nasce oggi e non devono far indignare più di tanto le affermazioni di Mr.Barilla o di qualunque veda nei giovani non un opportunità ma un problema. Eppure, è da tempo che i giovani italiani subiscono insulti, angherie e sfruttamento. Degli insulti, quello ad imperitura memoria rimane la dichiarazione della Fornero che in un impeto definì i giovani italiani “Choosy” ossia “schizzinosi”.
In parole povere, accontentavi di quello che c’è e non piagnucolate troppo. Andando indietro nel tempo c’è anche l’affermazione di Tommaso Padoa Schioppa che sprezzante definì i giovani italiani “bamboccioni” e adesso, in ordine cronologico arrivano le parole “al dente” di Guido Barilla. “Accettate quanto vi propongono, rinunciate ai sussidi facili e mettetevi in gioco”, afferma Barilla. Se fosse stato detto da uno che ha fatto una gavetta degna di questo nome avrebbe senso.
Ma davvero i giovani italiani preferiscono “rimanere sul divano” con il reddito di cittadinanza in tasca? Le risposte a Mr.Barilla non sono state per nulla benevole, dai commenti risulta invece che i giovani hanno voglia ma non trovano nessuno che li apprezzi nel modo adeguato.
Tutta colpa dei sussidi?
Imprenditori che lamentano la mancanza di personale e inveiscono contro chi preferisce prendere 600 euro di reddito di cittadinanza piuttosto che essere sfruttato, bistrattato, lavorando a ritmi infernali senza nessun diritto.
Dicevamo, è tutta colpa dei sussidi? Per aiutarci abbiamo bisogno dei numeri che non mentono mai: su 700mila nuclei familiari beneficiari del reddito gli under 25 sono solo 26mila, mentre ben 516mila hanno un’età compresa tra i 45 e i 67 anni. Inoltre, 458mila sono donne, la categoria più colpita dai licenziamenti durante la pandemia.
Se i numeri sembrano smentire la tesi secondo cui folle di potenziali baristi e camerieri starebbero oziando grazie al reddito di cittadinanza, forse bisogna guardare altrove.
Turni infiniti, pagamenti in nero, flessibilità che in Italia è sinonimo di “mangiati questa minestra o salta dalla finestra”. Sono in tanti, per problemi personali e familiari, ad accettare queste condizioni capestro che rasentano lo schiavismo.
Lavoro e agenzie interinali?
Perché chi ha bisogno di lavoratori non si rivolge a loro? Il motivo è presto detto: ci sono delle regole come la condizione contrattuale proposta visto che passando da un centro per l’impiego si dovrebbero dichiarare: orario, CCNL di riferimento e caratteristica del lavoro proposto. Insomma, si dovrebbero fare le cose con una certa serietà e allora via alla vetusta pratica del “passaparola” dove tutto finisce nel buco nero dell’approssimazione.
Il reddito di cittadinanza può essere criticato quanto si vuole, indubbiamente ha molte pecche, è stato pensato male, forse non tutti quelli che lo prendono ne hanno diritto, ma non è la causa principale. I giovani hanno forse smesso di accettare le briciole, hanno smesso di farsi bistrattare perché il problema di tutti gli imprenditori che si lamentano e ignorano è uno solo. Il lavoro non può essere una elemosina, serve dignità, rispetto, regole e soprattutto non si può pensare di pagare la mano d’opera quanto una misura pensata per arginare la povertà.
Sebastiano Lo Monaco