Mario Draghi vara il governo dei “migliori”
Dopo tanto silenzio, dopo tanto mistero e dopo le votazioni on line, Mario Draghi vara un governo che è un misto di restaurazione e di riconferme. Chi si aspettava “rivoluzioni” è rimasto deluso, ma che Draghi non fosse un “rivoluzionario” era chiaro sin dal momento in cui Mattarella, deus ex machina del nuovo governo, lo ha chiamato per risollevare le sorti dell’Italia. Ma se i nomi di chi deve riportare l’Italia in auge sono quelli che parevano spariti nel 2008 c’è solo da incrociare le dita.
Ed eccoli i nomi del governo dei “migliori”: Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione, poi c’è Mara Carfagna che va al ministero per il Sud e Mariastella Gelmini alle Autonomie, quella della riforma e quella del tunnel dei neutrini che viaggiavano dal Gran Sasso a Ginevra.
Per quanto riguarda la parte economica Mario Draghi affida tutto ai suoi sodali: Daniele Franco all’Economia, ragioniere generale dello Stato che da un anno a questa parte era direttore generale della Banca d’Italia, uno dei “golden boy” della scuola di Draghi. Poi è il turno di Giancarlo Giorgetti della Lega che va allo Sviluppo economico. All’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, già chiamato da Giuseppe Conte nella task force per contrastare la pandemia. Alle infrastrutture Federico Giovannini ex presidente Istat e ministro delle Politiche sociali nel governo Letta. Al lavoro arriva Andrea Orlando del Pd.
Transazione ecologica
Veniamo al tanto desiderato ministero della Transazione ecologica, promesso ai grillini durante le consultazioni, Mario Draghi lo affida invece a Roberto Cingolani che non fa parte del M5S. All’Istruzione via la ministra Azzolina e dentro Patrizio Bianchi, assessore alla Scuola e università in Emilia Romagna. Riconfermato Roberto Speranza alla Salute così come riconfermati sono: Stefano Patuanelli (Agricoltura), Federico D’Inca (Rapporti con il parlamento), Elena Bonetti (Pari opportunità), Fabiana Dadone che passa alle Politiche giovanili e il sempre eterno Dario Franceschini alla Cultura.
Il ministero della Disabilità va ad un volto nuovo proveniente dalla Lega, Erika Stefani. Altra novità al ministero dell’Università è Maria Cristina Messa. Il nuovo ministro della Giustizia è Marta Cartabia.
Mario Draghi e il governo tecnico-politico
Un governo che mischia politici e tecnici ma soprattutto mischia vecchi arnesi di una politica che si pensava ormai smarrita, con volti nuovi e nomi di spicco come quello della Cartabia. Un governo nel segno della restaurazione che difficilmente si avventurerà in strade impervie come la lotta all’evasione e la riforma della prescrizione. Un gabinetto che mira principalmente a mettere le mani nella mole di denaro che deve arrivare dall’Europa e Mario Draghi si prepara mettendo in suoi fidati nomi nei posti principali.
Dal dibattito è improvvisamente sparito il Mes che l’autore della crisi, Matteo Renzi, proponeva come punto principale della sua agenda e cuneo sulla quale ha premuto per mettere in crisi il governo Conte Bis. Sparisce anche Italia Viva e tutti i principali attori che ruotano intorno al rottamatore di Rignano che da Draghi non becca nemmeno un ministero.
di Sebastiano Lo Monaco