Rohani: “L’Italia è la nostra porta per l’Europa”
Il viaggio di Rohani in Italia è in pieno svolgimento: lunedì ha già incontrato il Presidente Mattarella e il Premier Renzi; nella serata, insieme alla delegazione, ha avuto una cena di lavoro con numerosi esponenti politici ed economici italiani. Nella giornata di ieri, oltre a intervenire ad un forum organizzato dall’Ice e da Confindustria, ha incontrato il Papa, considerato dall’Iran un interlocutore prezioso e amico.
Per Teheran, aver mantenuto Roma come prima tappa europea dopo il rinvio di novembre, ha almeno tre motivazioni: la prima, poco compresa dagli occidentali ma assai sentita dagli iraniani, è confermare un rapporto antico, la reciproca condivisione di radici storiche e culturali millenarie che solo Paesi come Iran e Italia possono vantare. Non è un caso che la Fiera del libro che si terrà a Teheran nel 2017 verrà dedicata all’Italia.
La seconda, stavolta politica, vuole riconoscere a Roma un ruolo di mediazione che la comunità internazionale le ha sempre negato; l’esclusione dell’Italia dalla compagine del 5+1 nella trattativa sul nucleare, fu vista a Teheran come la decisione di tagliar fuori un Paese vicino, che aveva una visione del Medio Oriente meno schiacciata su quella dettata da Washington. Allora fu il Gerhard Schroder a porre il veto su mandato di Usa e Israele, ed il Governo Berlusconi accettò senza fiatare i diktat d’Oltreoceano e di Tel Aviv.
La terza ragione, più immediata, è la volontà di rilanciare una cooperazione che fino a prima delle sanzioni poneva l’Italia come primo partner europeo. A Teheran piace l’approccio del Sistema Italia, assai più rispettoso delle realtà locali di quanto non lo siano le multinazionali globali; e d’altronde, a parte il tradizionale comparto energetico, l’Iran è interessato alle nostre Pmi (piccole e medie imprese), le cui caratteristiche sembrano fatte apposta per collaborare con la realtà iraniana.
La delegazione che accompagna Rohani (6 ministri e 120 fra imprenditori e dirigenti di aziende pubbliche) non è venuta a chiedere ma ad offrire collaborazione per lo sviluppo reciproco dei due Paesi, un’ottica totalmente diversa da quella tradizionalmente utilizzata dai Paesi emergenti.
Senza voler scomodare paragoni improponibili (Teheran ha appena stretto una partnership strategica con la Cina, siglando 17 grandi accordi commerciali che, nell’arco di dieci anni, dovrebbero decuplicare l’attuale interscambio fra i due Paesi, portandolo dagli attuali 54 Mld ad una cifra fra i 500 ed i 600 Mld), l’Iran è realmente interessato al Sistema Italia per le sue caratteristiche, e sono già stati firmati accordi con diverse imprese, che la stampa internazionale specializzata ha stimato in 17 Mld di Euro.
Adesso sta all’Italia cogliere un’opportunità unica, di solida e seria collaborazione con un Paese che, messosi alle spalle il buio periodo delle sanzioni durante il quale è stato messo all’ostracismo per frenarlo, è destinato a divenire la prima potenza economica e politica di tutta l’area.