25 Aprile: un rito ormai vuoto in una Nazione serva
Sono passati 79 anni ma l’anniversario del 25 Aprile è ormai un rito vuoto, celebrato da una politica ipocrita e corrotta in un’Italia indifferente, che sa cogliere solo l’occasione della festa per farsi un altro ponte vacanziero.
Non potrebbe essere diverso: arriva in una Nazione cinica e senza valori, in cui la corruzione è norma e la sopraffazione del più potente sul debole una costante. Un quadro desolante di cialtroneria in cui qualsiasi ideale è deriso e vale solo uno squallido edonismo fine a se stesso.
Arriva in una Nazione serva, pronta a inchinarsi a chi si mostra forte: Washington, Berlino, ma anche lobby e centri di potere grandi e piccoli, ognuno capace d’imporre il suo interesse. Una Nazione apatica, che ha perso la capacità di ribellarsi, buona solo a mugugnare o a seguire acriticamente il “fenomeno” di turno a cui affidare cuore e cervello. Una Nazione priva di speranza, mai come adesso preda di diseguaglianze, in cui poveri e disagiati sono un’enormità e di cui a nessuno interessa. Un Paese allo sbando che sta affondando, stordito dalle bugie dei media che raccontano un Paese che non c’è.
“25 Aprile: quale Liberazione?
Servirebbe una nuova Resistenza capace di smascherare le sudditanze a cui è assoggettata l’Italia e che la sfruttano facendola serva degli interessi altrui, e smascheri pure quei “santoni” che accarezzando la pancia della gente costruiscono le proprie fortune.
Un messaggio difficile, quasi impossibile per una Società che ha da tempo rinunciato a pensare, a riflettere, a credere in qualcosa; una Società egoista, abituata ad anteporre il suo immediato interesse a tutto il resto. Un messaggio indigesto per tutti coloro, e sono tanti, che si lamentano additando i privilegi degli altri e mai i propri, per cui questo mondo è pur sempre comodo e non si sognano di provare a cambiarlo.
Comunque sia, il 25 Aprile ricordiamo che il mondo è assai diverso da allora, ma asservimento, sfruttamento, ingiustizia e diseguaglianze dominano in un’Italia che attende sempre d’essere liberata.
di Redazione