Medio Oriente

Guantànamo e la storia di Ould Slahi

Sono passati 17 anni dall’apertura del carcere di massima sicurezza di Guantànamo da parte dell’ex amministrazione Bush, finalizzato alla detenzione degli “Enemy Combatant”, coloro che secondo l’intelligence americana avevano legami con gruppi terroristici. Dopo la denuncia di varie organizzazioni umanitarie è trapelato che i detenuti hanno subito trattamenti non conformi al rispetto dei diritti umani e per molti anni non sono mai stati sottoposti a processo.

Molto è stato detto ma poco è stato fatto dall’ex presidente americano Barack Obama che, prima nelle sue campagne elettorali e poi durante il suo doppio mandato ha ripetuto più volte la sua intenzione di chiudere Guantànamo soprattutto per l’enorme spreco finanziario. Secondo il Pentagono si spendono circa 150 milioni di dollari all’anno per il sistema giudiziario e circa 900mila dollari per detenuto.

Trump conferma apertura di Guantànamo

Eppure il campo di detenzione è ancora lì, dopo che l’attuale presidente Trump ha ordinato il mantenimento della struttura. Il numero attuale di detenuti ammonta a 172, ma circa 800 sono stati i prigionieri. Molte sono state le testimonianze da parte di ex detenuti, ma quella di Mohamedou Ould Slahi è differente, la sua storia non è molto conosciuta, egli è il primo ad aver pubblicato un libro all’interno del carcere di massima sicurezza. Iniziato a scrivere nel 2005, dopo varie battaglie legali nel gennaio 2015 con l’aiuto di Larry Siems pubblica “Guantanamo Diary”.

Anche se alcune parti sono state censurate dal governo americano, il libro si presenta con un linguaggio cinico, di umorismo, sensazionale dal punto di vista umano perché nonostante gli abusi subiti Slahi perdonerà i suoi torturatori “invitandoli a bere una tazza di thè se un giorno tornerà in libertà”, sconvolgente dal punto di vista etico e morale perché nessun uomo a prescindere dal capo d’imputazione merita abusi di ogni tipo, ottimo e sensazionale dal punto di vista strutturale e linguistico, Slahi scrivi il libro in lingua inglese imparata comunicando con le guardie e i compagni di cella. Il libro è diventato un best seller e probabilmente diventerà anche un cortometraggio, infatti Michael Branner e Lloyd Levin hanno acquistato i diritti del libro.

Chi è Mohamedou Ould Slahi?

Mohamedou Ould Slahi, cittadino Mauritiano nato negli anni settanta, nel 1991 si reca in Afghanistan per dare un supporto ai mujaheddin contro l’invasione dell’Unione Sovietica che voleva annettere il territorio afghano all’Urss. Allora anche gli Stati Uniti appoggiavano i mujaheddin, infatti più volte il Pentagono è stato accusato di complicità per l’appoggio e la creazione di ciò che sarebbe diventato Al-Qaeda in seguito.
Dopo un anno interrompe qualsiasi legame che aveva con Al-Qaeda, più volte affermò nei suoi interrogatori che si recò lì solo per respingere le forze che volevano occupare le terre afghane, non perché appoggiasse qualsiasi attività terroristica.

Completò gli studi in Germania con ottimi risultati, nel 2002 si trasferì a Montreal, dopo l’11 settembre fu messo sotto sorveglianza dall’intelligence canadese per i suoi rapporti di parentela con Mohfouz Ould-Wolid, costui prima del 2001 era uno dei portavoce di Al-Qaeda e aveva legami con Osama Bin Laden. Nonostante ciò, il governo canadese non trovò prove per incriminarlo. Per motivi familiari tornò in Mauritania e fu arrestato una prima volta e scagionato per mancanza di prove, ma l’intelligence americana convinta della sua colpevolezza lo arrestò di nuovo trasferendolo in Giordania. Dopo otto mesi di detenzione fu trasferito definitivamente nel carcere di massima sicurezza di Guantànamo.

Abusi e torture

Da qui inizia il suo calvario, il detenuto numero 760. Subisce ogni forma di abuso: Waterboarding, privazione del cibo e del sonno, abusi sessuali, minacce di ogni tipo. Dopo lunghe settimane decise di confessare un crimine che non aveva mai commesso pur di porre fine alle sue sofferenze. Pur non essendo mai stato processato Slahi fu accusato di reclutare mercenari in Cecenia e di aver organizzato un attentato a Toronto. Da innocente è stato considerato uno dei prigionieri più pericolosi per il suo presunto legame con Bin Laden.

Nel 2007 fu ordinata la sua scarcerazione per mancanza di prove che lo legassero a qualsiasi accusa. Fu scarcerato solo il 17 ottobre 2016. Ciò è difficile sia da spiegare che da capire, come un uomo come lui e tanti altri ingiustamente siano stati rinchiusi perché in questo mondo alcune persone non sanno distinguere il bene dal male, facendo crescere un senso di paura nella popolazione pur di far accrescere il proprio consenso.

di Carla Cacciavillani

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