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Cile, una rivolta repressa nel sangue

Prima di accennare della rivolta in Cile bisogna soffermarsi sui numeri impressionanti che la repressione dell’esercito ha causato. Una repressione che è sfuggita di mano e che nel giro di pochi giorni si è trasformata in una vera caccia all’uomo tra i lunghi viali di Santiago del Cile.

https://www.youtube.com/watch?v=BQStA-4IhB4

C’è un report dell’Istituto nazionale per i diritti umani che nei prossimi giorni vedrà la luce e sarà utilizzato per scoperchiare definitivamente la nefasta gestione del primo ministro cileno Sebastian Pinera. In questo report si dimostra come l’esercito ha avuto mano libera per dare sfogo alle sue pulsioni più remote. Basterebbero le immagini passate sulla televisione cilena dove si vedono i famigerati Carabineros sniffare cocaina prima di prendere servizio, oppure la immagini dei manifestanti presi per i capelli e trascinati per le strade. Ragazzini calpestati dagli anfibi dei Carabineros e da quelli degli agenti della Policia de Investigaciones che non contenti picchiano con il calcio dei loro fucili. Immagini che fanno ricadere il Cile nell’incubo mai sopito del golpe Pinochet.

Dicevamo dei numeri: almeno 15 Morti, tremila feriti, 2600 arrestati, numerose denunce per violenze e torture, bambini picchiati in carcere, donne picchiate al volto e alle gambe, alcune anche violentate. Il regime di Pinera sta tentando di far passare meno notizie possibili, ma la frittata ormai è fatta. Il timore maggiore è dovuto al fatto che la maggior parte delle vittime e dei manifestanti sono ragazzini al di sotto della maggiore età.

Il perchè della rivolta in Cile

Ricordiamo che la causa ufficiale è l’aumento del costo del biglietto della metropolitana che ha dato il via ad un flash mob denominato “Evasion Massima” che consisteva nel saltare i tornelli e prendere la metro gratis. Da lì la scellerata decisione di schierare l’esercito dimostrando tutta l’ottusità di una politica miope che non ha saputo o voluto leggere il malcontento che covava da tempo. All’interno della protesta sono confluiti anche i sindacati della sanità e della scuola. Il regime cileno invece di ascoltare delle richieste ben precise ha pensato bene di reprimere la protesta, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Santiago del Cile altro non è che l’ennesimo vulcano esploso grazie ad una popolazione fiera che sta cercando di mantenere la propria dignità. Una popolazione che compone un continente che è stato sempre ritenuto il parco giochi dell’imperialismo americano, dove gli interessi più abbietti della “democrazia” a stelle e strisce hanno trovato sfogo. Non dobbiamo dimenticare la frase del Premio Nobel per la Pace, Henry Kissinger, quando disse: “Ai cileni dobbiamo insegnare come si vota”, preludio all’Operazione Condor che avrebbe portato, non solo alla dissoluzione di tutti gli esperimenti di politica socialista e comunista nel continente, ma soprattutto al colpo di stato cileno che assise Augusto Pinochet a capo della dittatura che strappò il Cile a Salvador Allende, democraticamente eletto.

Quale fu la principale colpa di Allende? Fu un gesto estremamente coraggioso che nessuno prima di lui aveva mai compiuto: la nazionalizzazione delle miniere di rame che erano proprietà del governo statunitense in particolare delle società Kennecott e Anaconda. Il resto è storia.

di Sebastiano Lo Monaco

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