Medio Oriente

Libano, dal default economico a quello sociale

La crisi in Libano si riaccende. Si può dire che ci sia un vero e proprio default del Paese dal 2019: da uno dei territori più ricchi del Medio Oriente retrocede a uno dei più poveri. Negli ultimi giorni sono state tante le proteste e gli scontri che sono nati nelle strade libanesi, soprattutto a Beirut, e si sono contraddistinti per violenza e veemenza da parte dei cittadini che hanno manifestato contro il governo e le attuali condizioni economiche della loro madrepatria.

Conosciuto come il luogo delle contraddizioni, non osa smentirsi proprio adesso. Libano, il Paese con una delle più alte percentuali di alfabetizzazione del mondo arabo e con un alto grado di educazione scolastica ed universitaria, è costretto a vedere la gran parte della sua popolazione migrare, arrivare sulla soglia di povertà o, peggio ancora, all’estrema povertà.

Infatti, la svalutazione della lira libanese nei confronti del dollaro americano è arrivata a superare i diecimila pound per dollaro, dunque l’85% in un anno. Un collasso per un Paese che vive di sola importazione.

In questi giorni, nelle città libanesi, c’è stata la corsa ai tombini delle strade: gruppi di persone hanno deciso di rubarli, quindi venderli e guadagnare il necessario per poter sopravvivere. Ovviamente sul mercato nero. La crisi economica e finanziaria – frutto della grande corruzione presente su questo territorio – che si è riversata anche sui beni di prima necessità urlando al carovita, ha fatto sì che nascesse una forte tensione sociale.

Libano e l’insolenza dei politici

Le condizioni di vita, non solo dei libanesi, ma anche dei profughi siriani, palestinesi e dei lavoratori immigrati dal resto dell’Africa rimasti bloccati in Libano causa Covid, stanno sempre più peggiorando arrivando così ad una situazione di non ritorno. A peggiorare il quadro della situazione sono stati alcuni membri delle lobby del Paese che si sono fatti vaccinare – nel palazzo del governo, e non in ospedale – irregolarmente. Si sono appropriati di alcune dosi di vaccino anti coronavirus non aspettando, quindi, il loro turno. Infatti, sarebbe dovuto toccare ai cittadini ultraottantenni, mentre molti di loro non arrivavano neanche ai settanta.

Le proteste dei manifestanti si sono palesate anche a causa dei frequenti black-out elettrici e dell’impossibilità di accedere ai servizi essenziali per la cittadinanza di un Paese ormai economicamente fallito, ma anche politicamente incerto.

di Marzia Cotugno

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