Asse della ResistenzaPrimo Piano

Yemen, Martirio e Resistenza di un popolo

Il 26 marzo del 2015, la casa regnante saudita lanciò Decisive Storm, una campagna d’attacchi aerei indiscriminati, con l’intento di piegare lo Yemen e rimettere al potere il fuggitivo presidente Mansour Hadi, un fantoccio attraverso cui mantenere l’assoggettamento del Paese. L’ondata di attacchi condotta da una coalizione di Paesi del Golfo guidata dai sauditi, malgrado le terribili distruzioni e le immani sofferenze inflitte alla popolazione civile, non ha sortito effetti, anzi, ha rinsaldato la popolazione attorno alla Resistenza Houthi e all’Esercito nazionale, che si oppongono all’aggressione ed alle bande di mercenari e terroristi che appoggiano Hadi.

Nel silenzio dei media e della diplomazia internazionale, da allora è continuato impunemente il massacro del popolo yemenita colpevole di non volersi piegare. Macello ancora più brutale sotto il nuovo nome beffardo assunto dalla missione, Restoring Hope, ma senza riuscire a vincere la Resistenza del Movimento Ansarullah e dei Comitati Popolari.

A quel punto, vedendo fallire i suoi programmi, Riyadh è stata costretta ad imbarcarsi in un intervento di terra, trascinando con sé i suoi alleati. Dopo diversi preliminari, il 14 luglio 2015 è iniziata ufficialmente l’Operazione Golden Arrow, l’invasione dello Yemen.

Tenace Resistenza dello Yemen

Sotto un continuo martellamento degli aerei e delle navi della coalizione, sempre nuovi materiali e mercenari, appoggiati dalle Special Forces emiratine, sono stati sbarcati ad Aden per tentare di riprenderne il controllo. Alla fine, è stato necessario l’intervento della 6^ Brigata Aerotrasportata saudita all’aeroporto e uno sbarco di massa di truppe meccanizzate degli Emirati. Contemporaneamente, attraverso il valico di al-Wadiah, i sauditi hanno fatto affluire altri mercenari, truppe proprie e mezzi pesanti, dirigendosi verso Ma’rib, dove puntavano anche i reparti che salivano da Aden

Riyadh ha reagito alla tenace Resistenza yemenita da un canto intensificando gli attacchi terroristici, colpendo obiettivi civili come ospedali, orfanotrofi, abitazioni, in un crescendo sanguinoso che, secondo fonti internazionali ha già mietuto decine di migliaia di vittime e provocato decine di migliaia di feriti; dall’altro ha aperto un terzo fronte tentando di entrare nello Yemen da Nord con colonne meccanizzate.

Secondo gli osservatori stranieri e le fonti sul terreno, tuttavia, le colonne corazzate, impiegate in un territorio aspro e ostile, prive di esperienza in simili operazioni complesse, malgrado la continua copertura aerea e la presenza di numerosi consiglieri militari Usa (fra cui sono già stati segnalati caduti) stanno incontrando una resistenza sempre più forte e perdite crescenti, che aumentano a mano a mano che gli invasori si addentrano in territorio yemenita.

Fallimento militare della coalizione saudita

Riyadh e i suoi alleati si trovano impegnati in una partita sempre più difficile, da cui non sanno come districarsi; per uscirne stanno giocando al rialzo, pagando un prezzo via via più alto. Le basi vicine ai confini sono state attaccate: parte distrutte, parte occupate dalle forze yemenite. All’interno del territorio saudita sta nascendo una Resistenza fra popolazioni da sempre emarginate; le colonne degli invasori vengono sistematicamente attaccate con perdite crescenti. La stessa aviazione, che pensava di agire indisturbata, sta subendo perdite, colpita da una contraerea sempre più efficiente. Adesso, per rappresaglia, anche le città saudite sono bersaglio dei missili yemeniti.

Un’ignobile aggressione, che Riyadh pensava di risolvere in poche settimane infliggendo una sanguinosa “lezione” a un Paese che aveva osato ribellarsi al suo strapotere, si sta tramutando in una partita per la sopravvivenza di quei regimi corrotti.

Un Popolo, nella quasi totale indifferenza del resto del mondo, sta pagando un prezzo altissimo per la propria libertà. A parte i tanti morti, feriti, mutilati e le infinite distruzioni, secondo Stephen O’Brien, sotto segretario dell’Onu, 4 yemeniti su 5 hanno bisogno di assistenza umanitaria ed almeno 1,5 milioni sono sfollati interni. Anche di questi crimini le Monarchie del Golfo saranno chiamate a rispondere fra breve.

di Salvo Ardizzone

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