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Yemen: contatti segreti fra Arabia Saudita e Houthi

di Salvo Ardizzone

Ad Amman, in Giordania, sarebbero in corso contatti segreti tra Arabia Saudita e il Movimento Ansarullah, lo riferisce la Tv iraniana Al-Mayadeen. I contatti sarebbero stati propiziati dall’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, Walid Shaykh.

Anche la Reuters parla di colloqui riservati fra esponenti delle due parti, malgrado fonti vicine agli Houthi neghino ogni contatto e definiscano la situazione politica al momento “congelata”. In realtà, l’ipotesi che ci sia qualcosa di vero è suffragata da quanto trapelato da una lettera riservata inviata da Walid Shaykh al sottosegretario generale per gli affari politici dell’Onu Feltman.

Le origini dell’insurrezione Houthi in Yemen risalgono al 2004, ed hanno le radici nelle persecuzioni subite dalla minoranza sciita-zaidita. A partire dal 2011, il Movimento Ansarullah, che aveva preso la direzione della rivolta, ha guadagnato terreno, ottenendo consensi sempre più ampi anche fra le tribù sunnite e giungendo ad impadronirsi della capitale Sana’a, fino a determinare il collasso del Governo manovrato da Riyadh e la fuga del presidente Hadi, fantoccio dei sauditi.

A seguito di questo, dal 26 marzo scorso (ormai è un anno), l’Arabia Saudita ha iniziato una selvaggia aggressione allo Yemen per riprenderne il controllo, con l’aiuto di una coalizione di numerosi Stati tenuta insieme dai suoi petrodollari.

Malgrado i continui bombardamenti terroristici sulla popolazione e l’attacco di terra dei numerosi contingenti, le forze messe in campo da Riyadh non solo non riescono ad aver ragione della Resistenza Houthi, ma subiscono perdite sempre più gravi; allo stesso tempo, continua a reggere l’alleanza fra l’ex presidente Saleh (estromesso nel 2011) e l’Ansarullah, un tempo nemici ma adesso legati dall’aggressione saudita.

Dinanzi a uno stallo che sta logorando i contingenti messi in campo e drenando somme immense dalle sue casse in crisi per il crollo dei prezzi del petrolio, Riyadh è in cerca d’una via d’uscita. Di qui i contatti. Ma è opinione comune degli analisti, come quelli dell’International Crisis Group, che è assai difficile che un eventuale dialogo possa portare adesso a un risultato: gli Houthi stanno resistendo con successo, e la popolazione, sia pur stremata dalla gravissima emergenza umanitaria determinata dal blocco saudita, si sta stringendo sempre più all’Ansarullah per combattere contro chi è visto come un invasore; Riyadh, dal canto suo, non può accettare una sconfitta così netta che comprometterebbe quanto resta del suo prestigio, così continua a insistere nell’aggressione malgrado le sconfitte. Per questo entrambi mantengono i contatti nell’attesa che la situazione penda definitivamente dall’una o dall’altra parte.

Nel frattempo, Al-Qaeda, forte dell’alleanza ufficializzata con i sauditi alla disperata ricerca di alleati per piegare gli Houthi, ha preso il controllo dei porti di Al-Mukalla e di Torim, nella regione orientale dell’Hadramawt.

Bombardamenti indiscriminati sui civili, invasione proditoria di un’altra Nazione ridotta alla fame da un blocco criminale, alleanza con i peggiori terroristi: questa è l’Arabia Saudita, il regime “moderato” principale alleato dell’Occidente.

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