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Sharif: petrodollari sauditi per il silenzio del mondo sulla guerra in Yemen

Dal marzo del 2015 l’Arabia Saudita conduce una brutale campagna militare in Yemen dove ha, tra l’altro, imposto un blocco sia aereo che navale. Secondo le ultime stime dell’Onu i due terzi della popolazione, circa 18,8 milioni, necessita di aiuti ed assistenza. Press Tv ha parlato con Kim Sharif, direttrice dell’Osservatorio per i Diritti Umani in Yemen e Jihad Mouracadeh, analista politico, per discutere della crisi umanitaria che incombe nel Paese.

War YemenDura è l’accusa di Kim Sharif che ritiene che i sauditi usino i loro petrodollari per mettere a tacere la comunità internazionale in merito a quanto sta accadendo nello Yemen. “La comunità internazionale, con tutto il rispetto, non è altro che un branco di ipocriti. Questi tempi saranno ricordati come l’epoca dell’ipocrisia. Sono stati tutti zittiti con i soldi sauditi”, ha dichiarato.

La Sharif ha, inoltre, posto l’accento sul “grottesco” abuso di risoluzioni da parte delle Nazioni Unite al fine di assoggettare gli yemeniti al volere di coloro che considera “tra i peggiori dittatori al mondo”. Forte anche la sua critica verso tutti i paesi che vendono armi all’Arabia Saudita, accusati di essersi macchiati del sangue di tanti yemeniti innocenti.

Continuando, ha rimarcato la necessità di avviare una indagine internazionale indipendente che verifichi le reali responsabilità del disastro in Yemen ma che innanzitutto intimi ai sauditi di interrompere immediatamente i bombardamenti illegali nel territorio.

Concludendo, Sharif ha definito non valida oltre che “criminale” la risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza dell’Onu per l’astensione da parte della Russia ed ha ribadito che nello Yemen devono prevalere lo stato di diritto ed i principi di democrazia.

La risoluzione 2216, lo ricordiamo, è stata approvata nel febbraio del 2015 con 14 voti a favore e la sola astensione della Russia. Il testo impone ai miliziani Houthi l’embargo sulle armi, il ritiro dalle aree conquistate, inclusa la capitale Sana’a e di porre fine alle violenze. Va aggiunto, però, che la risoluzione non impone alla coalizione la cessazione delle operazioni aeree contro gli Houthi.

Nel dibattito è intervenuto anche l’analista politico Jihad Mouracadeh il quale ha, per contro, imputato ai combattenti Houthi Ansarullah e a coloro che li sostengono, la responsabilità della grave crisi umanitaria in Yemen.

L’analista ha anche affermato che “agli occhi della comunità internazionale, l’unico governo legittimo è quello di Hadi con sede a Aden, non quello stanziato a Sana’a”. Pertanto – ha continuato – affinché cessi questa terribile crisi nello Yemen, gli Houthi devono ritirarsi da Sana’a, in conformità con la risoluzione 2216 delle Nazioni Unite.

di Redazione

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