La Wilayat al-Faqih
La legge, il cui obbiettivo è assicurare i bisogni materiali e spirituali della gente, deve essere eseguita da un organo di governo. L’insieme dei tre poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario, forma un organo compatto e coordinato dipendente da un centro di potere, garante dell’unita della società e artefice della coordinazione delle varie forze. Nella teoria della Wilayat al-Faqih a capo della piramide di potere si stabilisce chi possiede specifici attributi. Il nostro scopo è presentare in modo semplice e, allo stesso tempo, esauriente questo importante argomento.
Governo e Guida nel periodo dell’Occultamento
Considerando la necessità dell’esistenza di un governo (tale principio è dimostrabile) e le qualità che deve possedere colui che governa, si può concludere immediatamente che a capo della piramide di potere deve stabilirsi un Ma’sum {letteralmente significa immune dal peccato e dall’errore; qui intendiamo indicare con tale termine o il sommo Profeta Muhammad (S) oppure uno dei dodici infallibili Imam (as).
Questo stato di fatti non è però sempre possibile. Basta considerare che anche nel periodo in cui l’Imam (as) è presente, egli può amministrare solamente il governo del posto in cui si trova, incaricando altrove i suoi governatori. Sorge quindi spontaneamente la seguente domanda: visto che il dovere del capo del governo islamico è la coordinazione delle varie forze e dei vari istituti – al fine di eseguire la legge divina ed instaurare un governo basato su determinati principi e valori divini – in assenza del Ma’sum (as), a quali condizioni deve sottostare il suo sostituto al fine di svolgere, nel migliore dei modi, questo importante compito. Le condizioni richieste sono tre.
Prima Condizione: Sapienza
In generale, ogni preposto al governo, al fine di non commettere trasgressioni, deve conoscere perfettamente le leggi che ha il dovere di eseguire. Di conseguenza anche il capo del governo islamico deve conoscere perfettamente l’Islam, al fine di eseguire correttamente le norme divine. È necessario inoltre che tale conoscenza sia superiore a quella di ogni altro individuo della società. In una tradizione islamica leggiamo infatti che la società nella quale esistono una o più persone più sapienti e più degne di chi è a capo della piramide di potere, è destinata al declino.
Seconda Condizione: Timor di Dio
Colui che ha il dovere di guidare la gente verso la rettitudine e la purezza deve ovviamente essere la persona più timorata della società. In tal modo, risulterà immune dalle tentazioni e libero dal desiderio e dalla passione, e potrà svolgere, nel migliore dei modi, il proprio lavoro. Diversamente, risulterà soggetto alla passione e sacrificherà i valori e gli interessi dell’Islam e dei musulmani per preservare la propria carica. A tal proposito esiste un hadith del sommo Profeta (S) che considera il timor di Dio una delle tre necessarie condizioni di idoneità per il capo del governo islamico.
In un altro hadith, leggiamo che il santo Imam Husayn (as), rivolgendosi alla gente di Kufah, a proposito della questione della guida della società, scrive: “Solo chi fonda il proprio governo sul Santo Corano, istituisce l’equità, è vincolato alla Religione del Vero e dedica completamente se stesso alla via di Allah, è una vera guida”.
Terza Condizione: Capacità
La terza condizione consiste nella capacità di dirigere, nel migliore dei modi, la società. Il capo del governo islamico deve essere più abile di ogni altro individuo della società nell’amministrarne gli affari. La condizione ideale è quella nella quale il capo del governo islamico è superiore in ogni campo, in ogni materia (economica, militare ecc.) ad ogni altro individuo della società {tale condizione, se non nel Ma’sum (as), è però difficilmente realizzabile}.
Se ciò non dovesse essere possibile, il dovere del capo del governo islamico è la coordinazione dei tre poteri (esecutivo, giudiziario, legislativo) e la direzione adeguata dei preposti agli affari di livello superiore. Nello svolgere tale compito deve essere inoltre più abile e più capace di ogni altro individuo della società. Il concetto ora espresso è confermato dal sermone n. 173 del Nahj ul-Balaghah, raccolta di sermoni e sentenze dell’Imam Ali (as).
Prova giuridica della legittimità della Wilayat al-Faqih
Finora la legittimità del governo del Walí Faqíh (la persona che possiede le tre condizioni citate), è stata dimostrata con una argomentazione di carattere logico e generale, comprendibile da chiunque. Dimostriamo ora tale legittimità con un’argomentazione di carattere giuridico imamita.
Il concetto fondamentale, sul quale si basa tale argomentazione, è che Iddio ha predisposto il governo per il nobile Profeta Muhammad (S) e i dodici infallibili Imam (as). È però ovvio che nel periodo dell’occultamento dell’ultimo Imam (aj) i comandamenti divini devono essere eseguiti e rispettati, e, in ogni caso, il bisogno dell’esistenza di un governo permane. Qualcuno deve quindi sostituire il Ma’sum (as) e assumere questa sacra funzione.
La persona più idonea a ricoprire questa carica è, secondo il diritto imamita, colui che più si avvicina al Ma’sum. Solamente in tal modo Iddio, il Re dei Mondi, risulterà infatti compiaciuto. Questa è la prova giuridica della legittimità del governo del Walí Faqih. Per comprendere meglio quanto abbiamo ora detto consideriamo una questione giuridica analoga a quella ora esposta.
Viene donato un campo agricolo al fine di acquistare, con il denaro derivante dalla vendita del raccolto, foraggio per i cammelli delle carovane dirette alla Mecca per l’Hajj. Sorge quindi la seguente domanda: come bisogna spendere il denaro derivante dalla vendita del raccolto del terreno donato, ora che i viaggi non si svolgono più col cammello?
In tali casi gli esperti di diritto imamita dicono che tale denaro deve essere destinato all’uso più vicino alla ragione della donazione, cioè che venga speso in modo tale che si dica: “Se il donatore fosse stato vivo avrebbe fatto lo stesso”.
Venga ad esempio utilizzato per l’acquisto del carburante necessario ai mezzi che trasportano i pellegrini alla Mecca. Il caso citato è un esempio di una norma giuridica generale: nel caso di una donazione, se è impossibile utilizzare il bene per lo specifico uso per il quale è stato donato, lo si deve utilizzare per l’uso più vicino a quello per il quale è stata fatta la donazione.
Le Tradizioni sulla Wilayat al-Faqih
Esaminiamo ora alcuni ahadith attestanti la legittimità della Wilayat al-Faqih. Uno di questi è attribuito al dodicesimo Imam (aj), e consiste nella risposta a una lettera di Muhammad Ibn Uthmàn: “Riguardo agli eventi imprevisti, rivolgetevi ai narratori delle nostre tradizioni: loro sono la mia prova su di voi, e io la prova di Dio su di loro”. In questa tradizione, i narratori degli hadith dei nobili Imam (as), conoscitori della legge islamica imamita, sono stati presentati a titolo di sostituti del dodicesimo Imam (aj).
Un altro hadith, attribuito all’Imam Husayn (as), è rivolto ai sapienti dell’epoca e sottolinea il loro importante e sensibile ruolo nelle questioni sociali e nel destino dell’Islam e dei musulmani: “Il corso degli eventi e le norme divine sono nelle mani dei sapienti, depositari di ciò che Dio ha reso lecito e di ciò che ha proibito”. Anche questo hadith presenta i sapienti come i preposti alla responsabilità di governo.
L’ultima tradizione che citiamo è del nobile Imam Sàdiq (as): “Accettate come arbitro chiunque di voi sia narratore dei nostri hadith, rispetti ciò che abbiamo proibito e ciò che abbiamo reso lecito, sia perspicace e conosca le nostre norme. In verità, io l’ho disposto vostro capo. Ebbene, ogni volta che dà un ordine e questo viene rifiutato, è stato trascurato il comando di Allah e siamo stati rifiutati, e chi ci rifiuta, rifiuta Allah, e rifiutare Allah equivale ad associargli pari”.
Dell’illegittimità degli altri governi
I musulmani ubbidienti al comando divino, si subordinano a un governo – mettendosi con tutte le loro forze al suo servizio – solo a condizione che lo riconoscano fondato sulle norme divine. Da quanto esposto in precedenza, risulta quindi chiaro che essi si sottomettono solo ed esclusivamente al governo del Walí Faqih, respingendo ogni altro governo: l’ubbidienza e la subordinazione a un governo non basato sulle norme divine li spingerebbe a disubbidire a Dio. A tal proposito il Principe dei Credenti °Ali (as) disse: “Non bisogna ubbidire a nessuna creatura quando ciò porta alla disubbidienza del Creatore”.
Concludiamo quindi che i credenti devoti si sottomettono solo a un governo legittimo, che non è altro che il governo del Walí Faqih, l’unico in grado di assicurare la corretta esecuzione delle norme divine nella società islamica.
Fonte: Islam Shia