Mamme No Muos: dopo il Premio a Roma, le botte a Niscemi
Sono determinate, sono forti, sono vere. Le mamme siciliane che lottano contro il Muos, le famose antenne paraboliche statunitensi per le comunicazioni satellitari di cui tanto si è discusso negli ultimi tempi in Sicilia e non solo, sono donne disposte a tutto pur di difendere il significato di una parola che regola il mondo: la vita.
Durante la guerra era quasi normale assistere a scene di mamme che con la violenza cercavano di recuperare del pane per sfamare i propri figli, e lo facevano mostrando tristemente i denti per poi,dentro casa, aprire loro il cuore. Questa volta però si parla di mamme che non chiedono il pane a nessuno ma un contesto migliore per poterlo mangiare. Un mondo pacifico, una Sicilia libera dalla dominazione di chi, da ormai troppi decenni, continua a riscuotere il prezzo di una liberazione forse mai avvenuta: liberatori infatti sono coloro che ti liberano senza piazzarti bombe, senza costruirti basi militari dietro casa, senza distruggere per poi far finta di ricostruire una realtà che mai sarà come prima.
Le mamme No Muos, che da pochi mesi hanno anche loro costituito un comitato attivissimo e assolutamente apartitico, sono mamme che lottano pacificamente ed anche per questo, oltre che per l’immenso lavoro portato avanti in poco tempo, hanno ricevuto ieri a Roma il Premio Speciale Donne, Pace e Ambiente “Wangari Maathai” per il loro impegno in difesa del territorio, della pace e dei diritti. A rappresentare l’importanza del premio è quello della prima donna e attivista africana che nel 2004 ha ricevuto il premio nobel per la pace per “il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile”.
Se “La pace nel mondo dipende dalla difesa dell’ambiente”, come sostiene Wangari Maathai, le mamme No Muos hanno fatto anche di più, difendendo la vita in tutti i suoi sensi. Così, tra un impegno e l’altro, tra il lavoro ed il dovere familiare, lo hanno fatto contro il Muos per ricevere la tanto attesa revoca delle autorizzazioni e continuano a farlo contro le 46 antenne NRTF-8 presenti nella stessa base Sughereta di Niscemi, dove dal 1991, continuano a provocare casi sempre più crescenti di leucemia e tumori, come testimoniano anche militari che proprio lì hanno prestato servizio.
Eppure, se da un lato un premio simbolico rafforza l’animo siciliano, dall’altro un gesto fisico lo uccide. Ieri mattina infatti, come racconta Fabio D’Alessandro attivista No Muos, il blocco delle mamme No Muos a Niscemi “è stato forzato dalla polizia, comandata direttamente dal vice questore come nelle grandi occasioni (leggi 11 Gennaio) per permettere il passaggio di un furgone dai vetri oscurati che trasportava persone non identificabili. Le mamme chiedevano pacificamente di verificare che dentro il mezzo non ci fossero lavoratori del cantiere Muos ma solo militari dopo che, lunedì scorso, alcuni lavoratori vigliaccamente avevano tentato di fare ingresso alla base nascondendosi dentro un pullman che trasportava i militari. Alcune mamme sono state strattonate, buttate a terra, trascinate. Tre di loro sono finite al pronto soccorso, sono state sottoposte a radiografie per accertarsi che non avessero nulla di rotto”.
Un atto a dir poco vergognoso, un’azione che ancora una volta vede lo Stato italiano complice di un sistema che colpisce se stesso. Uno Stato che permette violenza contro delle mamme che lottano per la vita non solo è complice ma ne è pure responsabile.
“Mi domando in che mondo viviamo quando si usa violenza (spostare maldestramente tanto da farti male, in italiano corretto significa spostarti con forza e violenza) donne MAMME e pensionati che pacificamente presidiano per tutelare il diritto alla salute. Persone che hanno già di loro problematiche familiari pesanti, chi presidia, possibilmente é gente che ha vissuto sulla propria pelle e quella dei loro cari problematiche di salute gravi. Ma lo STATO chi dovrebbe tutelare?”: così commenta un’attivista del comitato delle mamme su Facebook, dove centinaia di sostenitori hanno mostrato la loro solidarietà e vicinanza.
La polizia adesso smentisce dicendo che solo una donna “scivolando accidentalmente” sul fango avrebbe avuto bisogno di cure. Ma nel frattempo chissà cosa staranno tramando o forse, non avranno bisogno nemmeno di quello visti i metodi con i quali il tutto si è svolto. La domanda sorge spontanea: se le autorizzazioni sono state revocate ed il governo regionale si è manifestato contrario, perché continuano a mandare mezzi nella base? Ma soprattutto chi ne risponderà di questi stessi soprusi?
Così, tra una conquista importante e un’illusione vana, il popolo siciliano da sempre colonia di troppi dominatori, continua a gridare con forza e perché no, con lo spirito determinato di una mamma: “basta demagogia, adesso solo fatti”.