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Via della Seta: Italia apre le porte alla Cina

Un gioco di sgambetti su di un campo da calcio con una sola porta, una partita che comincia, possibilmente, anche prima del fischio d’inizio, seminando tutti lungo il campo, fino a restare da soli davanti alla porta. Obbiettivo: puntare dritto in rete, tirare un calcio e segnare indisturbati. E’ il “gioco” della Via della Seta, più che un accordo. Gli effetti delle recenti strategie degli Stati Uniti contro uno degli avversari economici più forti e pericolosi del momento, comincia a delineare nuovi assetti economici e commerciali.

via-della-setaL’imposizione dei dazi da parte degli Usa a sfavore delle importazioni di beni dalla Cina, battezza ancor più quest’ultima a pericolosa potenza commerciale a livello mondiale. E così, mentre Donald Trump continua a filare la sua trama di ricatti e intimidazioni, l’Europa già si frappone alle due grandi potenze, mostrandosi attraente e vendibile, contrattando al meglio il prezzo.

In questo vendersi, l’Italia sembra aver giocato d’anticipo, rispetto al resto dei Paesi dell’Unione Europea, rendendosi porta d’accesso principale per l’impero economico cinese. L’Italia è il primo Paese del G7 ad aderire alla Via della seta firmando una serie di accordi con il leader cinese Xi Jinping. Gli accordi sono ventinove e “valgono 2,5 miliardi di euro, ma hanno un potenziale di 20 miliardi di euro”, afferma il ministro Di Maio.

L’Italia si aggiudica l’esportazione degli agrumi italiani in Cina, oltre a quella delle carni suine italiane congelate. Anche le aziende italiane hanno firmato l’accordo, fra le quali Snam, Eni e Cassa depositi e prestiti. Negli accordi rientrano i porti di Trieste e Genova, per la quale è prevista anche la costruzione di una nuova diga. Si prevede anche un piano di collaborazione fra i due Paesi in campo sanitario e per la sicurezza alimentare, oltre ad una collaborazione per la ricerca in campo medico. Si oltrepassa persino la stratosfera con l’accordo per una collaborazione scientifica Italia-Cina per il lancio di un satellite che avrà anche lo scopo di monitorare i terremoti. E poi, si parla di accordi che riguardano archeologia, turismo e futuri gemellaggi fra i due Paesi.

Abbiamo perso, però, a causa delle polemiche di Stati Uniti e Ue, un accordo per le telecomunicazioni con protagonisti la Huawei e un Politecnico italiano. E così, l’Italia si è avvicinata alla Cina, senza chiedere il permesso, e questo alla Unione Europea non piace affatto. Il presidente francese Macron sembra quello più insofferente alle iniziative del governo italiano, ma il pensiero comune dell’Ue è che la Cina sia un nemico pericoloso per l’economia europea, definendo Pechino un “rivale sistemico”. Sono talmente preoccupati, da convocare frettolosamente un controvertice: l’incontro è previsto per il 26 Marzo e sarà riservato ai tre leader europei Merkel, Macron e Juncker che incontreranno Xi Jinping per discutere, dicono, i temi del clima e del commercio.

di Anna Lisa Maugeri

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