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Vertice G77, la Bolivia capitale dei Paesi del sud contro cospirazioni straniere

di Cristina Amoroso

Il 14-15 giugno, a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia si è svolto il Vertice del Gruppo dei 77 più la Cina (G77), che riunisce la maggior parte degli Stati membri dell’Onu, che formano il sud politico. Quest’anno ricorre  il 50° anniversario del Gruppo dei 77, nato il 15 giugno del 1964, dai 77 Paesi in via di sviluppo firmatari della “Dichiarazione unitaria dei 77 Stati”, che si è andato sviluppando gradualmente, fino a comprendere 133 dei 193 Paesi partecipanti all’organismo internazionale, con quasi il 60 per cento della popolazione mondiale.

Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sabato ha aperto il summit del Grupo 77 più la Cina, rivolgendosi ad un vasto pubblico che comprendeva circa 30 capi di governo e rappresentanti di oltre cento nazioni, circa i due terzi dei Paesi del mondo. “Il destino di miliardi di poveri e lo stato del pianeta dipende dal vostro lavoro”, ha dichiarato Ban Ki-moon.

La celebrazione di questo appuntamento nel Paese andino è un riconoscimento dei Paesi del Sud all’enorme sforzo di trasformazione, decolonizzazione e solidarietà promosso dai suoi popoli indios e meticci, e dal suo prestigioso leader indigeno Evo Morales, che lo ha guidato dal momento del suo arrivo alla presidenza nel 2006 e che è stato nominato presidente del Gruppo 77 per il 2014.

Leader dell’evento sono stati i presidenti di Venezuela, Ecuador, Cuba e la nazione ospitante Bolivia, che lottano “per una crescita economica equa e sostenibile e per un nuovo ordine economico mondiale”, come ha detto il presidente venezuelano Nicolas Maduro.

Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha criticato l’attuale sistema economico mondiale come moralmente sbagliato. “Solo quando saremo uniti in tutta l’America Latina e uniti in tutto il mondo, saremo in grado di fare sentire la nostra voce e cambiare un ordine internazionale che non è solo ingiusto, è immorale”, ha dichiarato Correa.

Il presidente cubano Raul Castro ha avvertito che il Venezuela, il più stretto alleato dell’Avana, “ha bisogno oggi del nostro fermo sostegno”, esortando gli alleati a difendere contro cospirazioni straniere il Venezuela di Maduro, impaludato in mezzo a mesi di proteste anti-governative. “L’imperialismo e gli oligarchi che erano fiammifero per il presidente Chavez… pensano che sia venuto il tempo per distruggere la rivoluzione bolivariana e per  rovesciare il governo del presidente Nicolas Maduro utilizzando metodi di guerra non convenzionali, come hanno fatto ultimamente in diversi Paesi”, ha affermato Castro.

Il presidente boliviano Evo Morales ha anche commentato la situazione in Venezuela, dicendo che se gli Stati Uniti si immischiano militarmente nel Paese, si troverebbero tra le mani un nuovo Vietnam, “Se il presidente degli Stati Uniti  Mr. Barack Obama continua ad assalire il popolo del Venezuela, sono convinto che, di fronte a provocazioni e aggressioni, il Venezuela e l’America Latina sarà un secondo Vietnam per gli Stati Uniti”, ha detto Morales. “Difendiamo la democrazia, le risorse naturali, la nostra sovranità e la nostra dignità”, ha aggiunto Morales.
“Questo vertice non è puramente celebrativo, proporrà nuove politiche sociali”, ha detto il presidente boliviano Evo Morales, leader della sinistra dell’America Latina e attuale presidente del gruppo. Il vertice si è chiuso domenica con un documento che stabilisce nuovi ambiziosi impegni per ridurre la povertà e le disuguaglianze, favorire lo sviluppo sostenibile, proteggere la sovranità sulle risorse naturali e favorire il trasferimento tecnologico e commerciale equo.

Al Vertice ha partecipato anche la Cina, che non è un membro del G77, in parte per i suoi crescenti legami commerciali in America Latina. Con massicci acquisti di materie prime e le esportazioni dei suoi prodotti fabbricati nella regione, la Cina negli ultimi anni è emerso come principale partner commerciale di molti Paesi latinoamericani. Pechino è stato rappresentato da Chen Zhu, vice presidente del Congresso Nazionale del Popolo della Cina. Chen ha incontrato Morales in vista dell’apertura del vertice, e ha promesso un prestito di 80 milioni di dollari per modernizzare la compagnia aerea boliviana Boa e l’acquisto di quattro nuovi aeromobili.
Era presente anche il vice presidente iraniano Eshaq Jahangiri che ha avuto diversi incontri separati con le personalità presenti. Con Morales, oltre a promettere una linea di 200 milioni di dollari di credito alla Bolivia per “la salute, l’industria farmaceutica e l’agricoltura”, ha dichiarato chiaramente che gruppi estremisti e violenti minacciano la pace e la sicurezza regionale e mondiale, facendo specifico riferimento alle attività terroristiche del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil).

Inoltre Es’haq Jahangiri, nell’incontro di domenica con il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, ha detto che “La comunità internazionale, in particolare le Nazioni Unite, devono agire più seriamente al fine di sostituire il terrorismo e l’estremismo con il dialogo”, aggiungendo che i terroristi, sostenuti da alcuni Paesi, stanno creando il caos nella regione. “Il governo iracheno ha bisogno di sostegno internazionale per porre fine alla violenza. In caso contrario, i gruppi estremisti possono anche infiltrarsi in altri paesi della regione”, ha detto il funzionario iraniano.
Anche un altro argomento è stato trattato da Es’haq Jahangiri in un incontro a margine del vertice nella  giornata di sabato con il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe. Il primo vice presidente iraniano ha sottolineato come la nazione iraniana ha imparato ad usare le pressioni occidentali per raggiungere l’autosufficienza e questo spiega il perchè il Paese è riuscito a ottenere notevoli risultati derivanti dalle sanzioni. Jahangiri ha anche elogiato la posizione dello Zimbabwe “positiva e costruttiva” nelle organizzazioni internazionali nei confronti delle ingiuste sanzioni imposte contro la Repubblica islamica.

Il Presidente Mugabe, da parte sua, ha condannato le sanzioni guidate dagli Usa contro l’Iran, affermando che i poteri arroganti credono che il “mondo intero appartenga a loro e che gli  altri Paesi sono i loro servi”. Egli ha anche esortato per l’unità tra i Paesi colpiti dalle sanzioni, sottolineando che il gruppo dei 77 Paesi in via di sviluppo più la Cina possa contribuire alla realizzazione degli obiettivi proposti.

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