Verso il Conclave più indeciso della storia moderna
In queste ore, così frenetiche ed importanti per la storia millenaria della Chiesa, sono sempre più numerosi articoli e commenti sulla figura possibile del nuovo Pontefice, colui che dovrà far ripartire la Santa Sede dalle dimissioni dell’oramai Papa Emerito Benedetto XVI.
Raramente però, il “toto Papa”, come volgarmente chiamato, si dimostra affidabile ed arriva a pronosticare con certezza chi salirà vestito di bianco sulla loggia centrale della Basilica di San Pietro; nei Conclavi più recenti, soltanto nel 1939 e nel 1963 la folla presente nella piazza più famosa al mondo ha intuito già dalla fumata bianca chi aveva preso in mano le redini della Chiesa, quando cioè Eugenio Pacelli, ossia Papa Pio XII e Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI, avevano già dalla vigilia le credenziali maggiori per l’elezione; in tutti gli altri Conclavi invece, emergevano molte figure carismatiche, che partivano già dalla prima votazione con un consistente numero di voti, ma il collegio cardinalizio optava per altri nomi, come nel caso emblematico del 1978, quanto Karol Wojtyla era poco o nulla conosciuto alla massa di fedeli che hanno assistito alla sua investitura.
Questo Conclave sicuramente si distingue da quelli più recenti, perché se da un lato le dimissioni clamorose di Benedetto XVI hanno stravolto diversi equilibri tali da non garantire, per adesso, a nessun Cardinale un consistente numero di voti iniziali, dall’altro però, quasi paradossalmente, si conoscono appieno le caratteristiche richieste al nuovo Pontefice, visto in primo luogo si richiede una figura giovane e che sappia recepire le varie istanze che vengono da più parti.
Per fare un esempio, tracciamo un paragone con l’ultimo Conclave, quello del 2005: tra i 100 e passa porporati chiamati ad eleggere il successore di Giovanni Paolo II, emergeva un gruppo ben compatto di Cardinali, che a sua volta aveva come riferimento Joseph Ratzinger, che dunque era l’unico che alla prima votazione ha avuto un numero consistente di voti, cresciuto poi via via che si andava avanti, fino a che al quarto scrutinio l’ex Prefetto per la Dottrina della Fede raggiungeva il quorum previsto per l’elezione. Quest’anno invece, esiste sì una netta distinzione tra Cardinali di Curia e Cardinali lontani da Roma, ma nessuno di questi gruppi parte con un nome di riferimento, il che favorirà, se le congregazioni iniziate oggi non daranno buon esisto, un corposo frazionamento alla prima votazione utile, il che potrebbe richiedere intensi giorni di dibattiti interni al Conclave per arrivare ad un nome che potesse convincere almeno i 2/3 del collegio a trovare l’accordo.
Ma anche se chiamato ad un compito arduo improvvisamente, il collegio cardinalizio sa che mai come quest’anno l’elezione del Papa deve avvenire in tempi stretti, incombono infatti la Pasqua ed altre scadenze importanti, dunque non ci si può permettere il lusso di aspettare i tempi che la “diplomazia” richiede per arrivare a determinare il nome del 266esimo Vescovo di Roma.
Ecco quindi che in questi primi incontri, formali e non, tra i porporati, qualche nome reale, e non uscito dal “topo Papa” il cui unico obiettivo è far vendere più giornali, inizia ad uscire: è di questi giorni infatti la notizia, appresa da diversi organi di stampa specializzata, che un gruppo di Cardinali voglia far quadrato attorno alle questioni più spinose che hanno leso la credibilità della Chiesa negli ultimi anni. A partire dagli scandali dei preti pedofili e da quelli finanziari, alcuni porporati proporrebbero un “cartello” cosiddetto antiromano, guidato dal Cardinale di Vienna, Christoph Schonborn, con lo scopo di introdurre una riforma radicale della Curia, che arriverebbe anche ad intaccare i poteri forti dello IOR.
Tale gruppo di Cardinali, vede in questo istituto finanziario il maggiore elemento negativo che ha fatto perdere credibilità alla Chiesa negli ultimi decenni e vedrebbe nel porporato austriaco una figura ideale, in quanto sia giovane che ricca d’esperienza ed ha ampiamente dimostrato negli anni passati una grande capacità di comunicazione; inoltre l’Arcivescovo di Vienna, proviene da una diocesi, quale quella austriaca, in cui alcune frange nel 2010 hanno minacciato la scissione se da qui a pochi anni dentro la Chiesa non si attuano riforme inerenti il celibato dei preti e la Comunione ai divorziati.
Un altro nome, che però verrebbe, il condizionale è d’obbligo, supportato da un gruppo di Cardinali definiti “Riformatori”, sarebbe quello dell’Arcivescovo di San Paolo del Brasile, ossia Odilo Pedro Scherer, molto apprezzato nel suo paese ed attualmente all’interno della commissione cardinalizia dello IOR, quindi profondo conoscitore di tutti i meccanismi del tanto discusso istituto, che i riformatori vorrebbero, se non eliminarlo, quantomeno ridimensionarlo.
Tempi duri invece per i “romani” o curiali, che dir si voglia: al suo interno lo stesso governo uscente della Santa Sede è profondamente spaccato tra bertoniani e sodaniani e quindi le “velleità” del Segretario di Stato uscente, potrebbero impattare con un corpo di voti iniziale decisamente basso.
A differenza di quanto si diceva ad inizio sede vacante invece, non ci sono differenze accentuate tra i Cardinali a seconda della loro origine; da questo punto di vista, sembra invece esserci una certa trasversalità, ma come accaduto nel secondo conclave del 1978, in caso di mancato accordo dopo un certo numero di votazioni, la provenienza geografica potrebbe giocare un ruolo importante in un secondo momento. In tal caso, spazio alle suggestive ipotesi di un primo Papa americano, individuato in Timothy Dolan, arcivescovo di New York, o in Sean O’Malley, cardinale di Boston e tra i più attivi nella lotta alla pedofilia nel suo paese, oppure spazio all’Africa, con i Cardinali Tukson e Okogie in prima fila; se invece si vorrà dare voce ad un’Asia sempre più importante a livello mondiale da un punto di vista economico, ecco spuntare il Cardinale Luis Antonio Tagle, il più giovane tra i porporati presenti in cappella Sistina ed a cui a molti osservatori non è sfuggito l’abbraccio affettuoso che gli ha riservato Benedetto XVI nel giorno del suo addio.
Il quadro attuale, è quindi molto frastagliato ed intrigato, in cui non emerge al momento una figura di spicco sulle altre; esistono però, come abbiamo potuto vedere, i primi movimenti tra Cardinali ed una cosa sembra certa: il Conclave darà spazio alle tante anime interne alla Chiesa che le dimissioni di Ratzinger hanno fatto uscire fuori e, a meno di sorprese dell’ultimo minuto, per vedere la fumata bianca si potrebbero aspettare diverse votazioni.