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Venezuela. Nicolas Maduro combatte contro il piano di destabilizzazione del Paese

di Cristina Amoroso

Che per Nicolas Maduro fosse arduo il compito alla guida del Venezuela dal il 5 marzo 2013, quando assunse la presidenza ad interim all’annuncio della morte di Hugo Chavez, era a tutti evidente.

Se la scomparsa di Chavez, presidente per 14 anni, aveva gettato nello sconforto le classi popolari, aveva anche “regalato” un sospiro di sollievo a quanti non avevano visto di buon occhio l’ascesa di questo caudillo, che  aveva usato la sua grande risorsa, il petrolio, per modificare il ruolo geostrategico del Venezuela, stringendo nuove alleanze con Cuba, l’Iran e infine la Cina.

Hugo Chavez incuteva paura anche da morto tanto che il presidente americano aveva diffuso, apparentemente per porgere cordoglio, una nota piena di “messaggi in codice”, vero semaforo verde aperto all’opposizione del Paese, in cui si ribadiva il sostegno degli Stati Uniti al popolo venezuelano e il loro interesse per lo sviluppo di un “rapporto costruttivo” con il governo venezuelano: “In un momento in cui il Venezuela inizia un nuovo capitolo della sua storia gli Stati Uniti restano impegnati in politiche che promuovono i principi democratici, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani”. Un modo per strizzare l’occhio all’opposizione. E forse, anche un modo per cantare vittoria visto che, secondo le autorità venezuelane, gli Usa avrebbero avvelenato il presidente Chavez. (In effetti, è strano che negli ultimi anni 6 leader dell’America Latina siano stati tutti colpiti da cancro e malattie misteriose).

Se poi Nicolas Maduro il 14 aprile 2013 era riuscito a battere il candidato della destra Henrique Capriles Radonski, a seguito di elezioni da quest’ultimo contestate, con il 50,78% dei voti contro il 48,95% dello sfidante, il merito non va all’ex sindacalista ma al fatto che era stato designato come successore da Chavez. Il comandante infatti, in un discorso alla nazione l’8 dicembre 2012, aveva annunciato un altro ricovero in un ospedale dell’Avana, per sottoporsi a nuove cure oncologiche ed aveva indicato come possibile successore, in caso di impossibilità a completare il mandato presidenziale, Nicolás Maduro.

Come l’8 dicembre del 2012 era stato determinante per la vittoria di Maduro, l’8 dicembre 2013 lo sarà altrettanto per la stabilità di governo di Caracas.

Il prossimo 8 dicembre, infatti, avranno luogo in Venezuela le elezioni municipali per il quinquennio 2013-2017, attraverso le quali saranno assegnate 337 cariche pubbliche, tra le quali anche quella del Sindaco del Quartiere Metropolitano di Caracas, capitale del Paese.

Per la prima volta da 14 anni, si presenta un panorama differente nel quale il  PSUV (Partito Socialista Unico de Venezuela) non è rappresentato dal suo principale leader e fondatore, Hugo Chávez. Dall’altra parte, l’opposizione è rappresentata dal primo leader che ha ottenuto più di 7 milioni di voti nelle scorse elezioni presidenziali, Henrique Capriles Radonsky. Maduro sa bene che la figura di Capriles, nei prossimi comizi sarà molto importante  per il  potere di convocazione dell’avversario e da tempo si sta preparando alla battaglia combattuta senza mezzi termini da ambo le parti. “Il ‘governo della strada’, la ripresa dell’economia, l’attenzione a problemi improrogabili come l’insicurezza cittadina, la corruzione… ci darà la forza per una grande vittoria l’8 dicembre. E questo sarà la garanzia che si imbocca di nuovo la strada per la costruzione del socialismo del XXI secolo”, afferma Maduro, ma non sono le sue parole programmatiche a dare  garanzie di successo.                                                                                                                                                          

Il punto forte di Maduro sta nel tenere viva la figura del suo predecessore e collegare – spudoratamente dice la stampa estera – Chavez con le elezioni. Le elezioni comunali dell’8 dicembre coincideranno con una giornata nazionale di “fedeltà e di amore per Hugo Chavez”. Nel fare l’annuncio, circondato da immagini del suo predecessore, il presidente Nicolas Maduro ha detto: “Il comandante [ Chavez ] deve ricevere amore infinito dal suo popolo, dobbiamo onorare la sua memoria”. Il 1° novembre, Maduro ha annunciato che il Natale è arrivato in anticipo in Venezuela distribuendo regali e illuminando le luci del presepe al palazzo presidenziale.

Maduro sa bene che la lotta è dura: alla carenza sul mercato di beni di prima necessità come carta igienica, zucchero, latte, olio, burro e farina, tra gli altri, le autorità venezuelane hanno risposto con il sequestro di  tonnellate di questi prodotti nei negozi appartenenti a imprenditori associati con l’opposizione. Così sabato scorso Maduro, per fermare la “guerra economica” e l’ingiustificata spirale dei prezzi, invia soldati  in una catena di negozi di elettronica della catena di Daka e costretto l’azienda a introdurre prezzi più convenienti.

Negli ultimi mesi il governo del Venezuela ha denunciato rialzi di prezzi ingiustificati, molti incidenti ed atti di sabotaggio contro il sistema elettrico causati da una costante campagna per sabotare l’economia del Paese. Una gran parte dei grandi media internazionali, oltre a quelli privati  all’interno del Venezuela, si sono burlati delle gravi denunce fatte dal presidente venezuelano e in sua vece hanno cercato di dare la responsabilità al governo per i danni causati al Paese. In realtà esiste un documento che rende evidente il piano di destabilizzazione del Venezuela. Il macabro piano teso a provocare violenza – vittime comprese – con l’intenzione di giustificare un intervento internazionale prima delle elezioni municipali del prossimo 8 dicembre è stato rivelato da Eva Gollinger  (http://www.contrainjerencia.com/?p=77343), avvocato e scrittrice di New York.

Il documento denominato “Piano strategico Venezuelano” è stato preparato dalla fondazione “Internazionalismo Democratico” dell’ex presidente colombiano Alvaro Uribe (battilocchio americano), insieme con la fondazione di Centro di pensiero “Primero Colombia” e l’impresa nord americana di consulenza “FTI Consulting”. Viene descritta in particolare: – la strategia per sabotare il sistema elettrico e addossare la responsabilità alla debolezza del Paese, – il perfezionamento del  discorso conflittuale e di denuncia di Henrique Capriles – l’acutizzare i problemi con la carenza sul mercato degli alimenti di base.

“Questa documento rende evidente e conferma la veridicità e la gravità delle accuse fatte dal presidente Nicolas Maduro. Il Venezuela è sotto attacco, come lo è stato negli ultimi 14 anni dall’inizio della Rivoluzione Bolivariana da quando ha operato per il salvataggio della sovranità, l’indipendenza e la dignità del Paese. Non bisogna dimenticare che il Venezuela dispone delle maggiori riserve di petrolio del mondo. I forti interessi che vogliono controllare queste grandi risorse non si fermeranno fino a raggiungimento del  proprio obiettivo”.

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