Vaticano: Francesco rivoluziona lo Ior
Lo Ior volta pagina; concluso il difficile periodo di transizione gestito dal tedesco Ernst von Freyberg, ha un nuovo Presidente, il francese Jean Baptiste de Franssu, e un nuovo Consiglio, cambiando interamente sia la struttura che i nomi della Governance.
Von Freyberg, chiamato lo scorso anno ad applicare una terapia d’urto su una struttura che s’ostinava a mantenersi fuori da ogni controllo, ha utilizzato il 2013 e la metà del 2014 per effettuare pulizia sulla clientela, chiudendo conti a migliaia (per intenderci: su circa 18.900 clienti presenti nel 2012, al 30 giugno 2014 sono stati chiusi i rapporti con 3.355 soggetti, spesso titolari di più conti), e sul patrimonio, eliminando diverse operazioni opache. L’utile è ovviamente crollato (2,9 ml nel 2013 a fronte degli 86,6 del 2012) ma è riuscito comunque ad assicurare 54 ml ad opere caritatevoli (che poi è quello che interessa a Francesco); di contra sono state azzerate molte operazioni che dire torbide è poco, come quella Lux Vide, voluta dal Cardinale Bertone a favore di Ettore Bernabei, che ha fatto sparire 14,4 ml.
Dopo questa cura, lo Ior ha 15.495 clienti, con depositi complessivi per 6 Mld di euro, e nel primo semestre 2014 ha già un utile sostanzioso (57,4 ml) che, secondo indiscrezioni, a fine anno dovrebbero servire a incrementare i fondi per l’evangelizzazione (leggi le missioni).
Con De Franssu inizia la fase 2 voluta da Bergoglio, che vuole una struttura assai più semplice, sotto lo stretto controllo di un gruppo dirigente completamente rinnovato, e dedicato esclusivamente al sostegno delle attività della Chiesa, rompendo con le pratiche del passato.
Certo, di scorie ne esistono ancora, e non è stato facile ripulire migliaia di posizioni spezzando consuetudini consolidate, ma senza clamori la strada pare tracciata, anche quella della totale assimilazione di quelle pratiche di trasparenza e anti riciclaggio, che tante ovvie resistenze avevano avuto nel passato.
Resta da capire quali saranno le conseguenze nei confronti dei tanti, troppi!, monsignori e principi della Chiesa che si sono ingrassati su quello sconcio. Allontanarli dal potere di cui sono tanto innamorati è già qualcosa, ma permettere loro una pensione dorata in un superattico (vedi ancora Bertone) è uno schiaffo a tutti quei preti di frontiera e di missione, che, sostenendo gli ultimi, danno testimonianza di ciò in cui credono. E questa è una considerazione a prescindere dall’essere credenti o meno.