Vasta campagna di demolizioni a Gerusalemme
Le forze di occupazione israeliane hanno iniziato ieri mattina a radere al suolo una serie di case palestinesi a sud di Al-Quds (Gerusalemme), nella più grande operazione di demolizione dal 1967, una mossa che ha destato preoccupazione a livello internazionale.
Decine di poliziotti e militari israeliani hanno sigillato almeno quattro edifici nell’area di Sur Baher vicino alla barriera di sicurezza israeliana, tagliando la West Bank occupata, secondo quanto riferito da Afp. Ai giornalisti è stato impedito di raggiungere la zona mentre i residenti e gli attivisti sono stati trascinati fuori dalle case. Gli edifici sono vicini alla barriera di separazione che taglia fuori la Cisgiordania dal resto del territorio occupato da Israele.
I palestinesi accusano l’entità sionista di usare la sicurezza come pretesto per costringerli a uscire dall’area come parte degli sforzi a lungo termine per espandere gli insediamenti e le strade che li collegano. Sottolineano inoltre che la maggior parte degli edifici si trova in aree destinate a essere sotto il controllo civile dell’Autorità Palestinese sotto gli accordi tra i governi palestinese e israeliano.
Ismail Abadiyeh, che vive in uno degli edifici in pericolo con la sua famiglia, ha dichiarato che sono rimasti senza casa. Secondo l’Agenzia per gli affari umanitari delle Nazioni Unite Ocha, la sentenza riguarda 10 edifici già costruiti o in costruzione, tra cui circa 70 appartamenti.
I diplomatici dell’Unione Europea hanno recentemente visitato l’area e le Nazioni Unite hanno invitato il regime sionista ad abbandonare il piano di demolizione. I residenti temono che altri 100 edifici nell’area in una situazione simile potrebbero essere a rischio nel prossimo futuro.
di Redazione