La variante Omicron deve ancora essere studiata da immunologi e virologi, però qualcosa l’ha già fatta. Omicron si è sviluppata in Sud Africa, una delle nazioni dove il tasso di vaccinazione non ha raggiunto l’obiettivo minimo. Del continente africano lo stato che ha somministrato più vaccini è il Marocco con una copertura dell’86,95% della popolazione, mentre oltre il 70% dei restanti Paesi non ha raggiunto l’obiettivo che l’Oms si era dato: arrivare a fine settembre del 2021 con il 10% della popolazione vaccinata.
Paradossale è stato anche il manifestarsi della nuova variante quando la 12esima Conferenza Interministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, è stata sospesa per via della nuova mutazione. Il tutto è stato rinviato a data da destinarsi e questo, se saputo leggere, dovrebbe insegnare qualcosa.
Si rischia che la variante “buchi” le difese immunitarie, ma se accadrà bisognerà scoprirlo con il tempo e con gli studi, quindi andare nel panico non serve a nulla. La variante gira già in Europa, molti sono risultati positivi nel volo Johannesburg–Amsterdam, altri sono stati rintracciate in Belgio, in Israele e in Italia.
Cosa dovrebbe insegnare la variante Omicron?
Semplicemente che il virus si trova a suo agio nelle differenze sociali perché come si è visto, la nuova variante arriva dal continente africano ma tra la sfortuna, il caso ha voluto che la nuova mutazione prendesse vita nello stato del Sud Africa, uno dei più avanzati del continente, che ha un sistema sanitario solido, con una consolidata tradizione di ricerca scientifica che ha studiato e continua a studiare il virus dell’HIV/Aids e la tubercolosi.
Nel 2001, in Sud Africa c’era il 35% della popolazione sieropositiva e da allora lo Stato Arcobaleno è diventato uno dei pionieri della ricerca. Da questa premessa nasce la capacità che ha avuto nel comunicare immediatamente la sequenza genomica della variante Omicron dimostrando responsabilità e coerenza politica.
di Sebastiano Lo Monaco
