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Vaccino Covid, gli errori dell’Europa e dell’Italia

Si può definire un’autentica gara la corsa al vaccino intrapresa dai vari Stati. Una corsa che però viene disputata ad armi impari perché non tutti hanno avuto modo di avere le stesse condizioni. Mentre l’Unione Europea arranca, il 45,3% della popolazione israeliana è stata vaccinata, il 35% in Gran Bretagna, il 27% negli Usa mentre l’Unione Europea ultima con il 9% della popolazione vaccinata. Il motivo di tanto ritardo? Inizia ad aprile dello scorso anno, quando il vaccino era ancora da trovare e produrre.

Negli Stati Uniti a trattare con le case farmaceutiche c’è la Fda (Food&Drugs Administration) e l’Nih (National Istitute of Healt). La peculiarità di questi due enti è che conoscono tutti i trucchi del mestiere; in Gran Bretagna, fuori dall’Ue c’è AstraZeneca che gioca in casa che tratta per sé stessa. In Europa? Sono in pochi i Paesi che riuscirebbero non solo a produrre ma a contrattare per i vaccini e allora si delega, a chi? Alla Commissione che si fa carico delle voci di tutti gli Stati.

L’Unione Europea però non ha il materiale adatto per competere perché non ha un apparato di esperti né un’autorità come gli Usa e la Gran Bretagna. Il motivo? È un potere di cui gli stati non hanno mai dotato l’Unione e quindi si trova trattare con le case farmaceutiche come Pfizer, Moderna, AstraZeneca e con i loro pool di avvocati che nella vita non hanno fatto altro e che dettano le condizioni alla quale l’Unione Europea aderisce.

Quali sono le condizioni?

1) Partecipare al rischio d’impresa con un contributo di 2,8miliardi se il vaccino si trova, verrà praticato uno sconto su ogni singola fiala.

2) Vincoli di consegna: “Si faranno tutti gli sforzi possibili” ma in caso contrario nessuna penale verrà applicata.

3) Tutti gli effetti collaterali sono a carico degli stati che hanno accettato.

Concordato il prezzo con Pfizer e AstraZeneca con 2,6miliardi di dosi da distribuire ad ogni singolo Paese in base alla popolazione viene siglato l’accordo fra agosto e novembre del 2020. Gran Bretagna e Stati Uniti lo siglano fra maggio e luglio. Arriva in ritardo anche l’autorizzazione all’immissione in commercio perché le agenzie regolatorie di Usa e Gb possono procedere d’urgenza mentre l’agenzia europea per il farmaco non possiede questo potere perché di fatto, gli Stati membri, non hanno mai voluto darglielo.

L’inganno del vaccino

Quando in Europa parte la campagna di vaccinazione, a parte la Germania che riesce ad ottenere da Pfizer più vaccini di quanti previsti perché aveva finanziato parte della ricerca, in tutti gli Stati per ragioni tecniche e ragioni oscure vengono recapitate meno dosi del previsto. Per metterci una pezza occorre aspettare la fine di febbraio del 2021 quando la commissione europea ha messo un vincolo insormontabile: tutti i vaccini prodotti negli stabilimenti europei prima di prendere altre destinazioni devono essere autorizzati dall’Ue.

In Italia, la campagna di vaccinazione è iniziata dando priorità al personale sanitario ed Rsa. I ritardi di Pfizer, Moderna, AstraZeneca hanno impedito di vaccinare il previsto nonostante le scorte da accantonare per il richiamo. Dalla fine di dicembre al 7 di Febbraio, su cento dosi arrivate ne sono state somministrate 90. I problemi iniziano con gli over 80, insegnanti e Ff.oo. Su cento fiale consegnate ne sono state iniettate appena 30 con eccezione di Toscana e Campania. Insomma, si va per ordine sparso con un occhio di riguardo alla propria clientela migliore.

Ma da aprile partirà la vaccinazione di massa che vuol dire 500mila persone al giorno. In finanziaria sono stati stanziati 508milioni di euro per assumere 15mila tra medici e infermieri, ma sino adesso di questi ne sono arrivati meno della metà.

di Sebastiano Lo Monaco

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