Medio Oriente

Samir Geagea “sogna” di sconfiggere Hezbollah

Rialza la testa il famigerato criminale di guerra libanese Samir Geagea. Il capo delle Forze libanesi nel corso di un recente incontro privato con Walid Jumblatt del Partito Socialista Progressista, ha proposto le dimissioni dei legislatori dei due partiti. Geagea ha anche aggiunto di essere deciso a confrontarsi con Hezbollah “fino alla fine”. Secondo quanto riferito, Samir Geagea ha dichiarato: “Ho 15mila combattenti e possiamo contrastare Hezbollah che è molto indebolito a causa delle condizioni interne e regionali”. 

Le osservazioni dell’ex comandante della milizia arrivano mentre il Libano sta attraversando uno stato di crisi e disordini politici poiché il premier designato Mustafa Adib non è riuscito a formare un nuovo gabinetto, dimettendosi dalla carica due settimane fa. 

Le minacce fanno sorgere una domanda: perché Geagea sta facendo tali commenti in questo momento e cosa c’è dietro le sue osservazioni sulla disponibilità a contrastare e persino a fare una guerra contro Hezbollah? 

Samir Geagea: un criminale diventato politico 

Per fare luce sui recenti commenti di Geagea, dobbiamo fare un flashback sul passato del signore della guerra diventato politico. Geagea è uno dei principali attori della guerra civile libanese iniziata negli anni ’70 e terminata nel 1990 con l’intervento siriano. Fu comandante delle milizia cristiana “Falange” durante la guerra civile. Quando la guerra finì, entrò in politica come una figura filo-occidentale e anti-Resistenza. 

Geagea, 68 anni, ha compiuto numerosi omicidi politici e operazioni di rapimento. Nel 1982, i suoi combattenti hanno rapito quattro diplomatici iraniani a un posto di blocco e il loro destino è rimasto sconosciuto fino ad oggi. È stato anche complice del massacro israeliano di profughi libanesi palestinesi e sciiti nei campi profughi di Sabra e Chatila nel 1982, durante il quale furono uccisi oltre tremila civili innocenti. 

Dopo la guerra, il Consiglio giudiziario, la più alta corte del Libano, lo ha processato e incarcerato per crimini di guerra. Il verdetto iniziale era l’esecuzione. Alla fine, è stato condannato all’ergastolo diverse volte per omicidi politici, compresa l’uccisione del primo ministro Rashid al-Karami nel 1987. Tuttavia è stato rilasciato dopo 11 anni di prigione nel 2005 a seguito di un disegno di legge parlamentare che concede l’amnistia, trasformandosi in uno dei poli chiave del potere all’interno i ranghi dell’Alleanza del 14 marzo sponsorizzata dall’Occidente. Attualmente guida una parte dei cristiani libanesi. Il suo ruolo nella guerra civile, conferma la volontà di Geagea di innescare una nuova crisi e una nuova guerra civile all’ombra degli sviluppi politici in atto nel Paese. 

Samir Geagea, una pedina di Usa, Arabia Saudita e Israele

Nell’analizzare il recente annuncio di Geagea sulla disponibilità a un confronto militare con Hezbollah, dovrebbe essere preso in considerazione il ruolo saudita e americano nel provocarlo a creare una crisi e concludere il complotto per cacciare Hezbollah dalla scena libanese. 

Negli ultimi anni, Washington e Riyadh hanno fatto di tutto per espellere il movimento di Resistenza dalla struttura politica. Negli ultimi mesi, soprattutto dopo la sospetta esplosione che ha distrutto gran parte della capitale Beirut, incluso il porto, americani e sauditi, così come gli israeliani, hanno intensificato la loro pressione contro Hezbollah. 

Nel frattempo, Geagea e le sue forze sono i pezzi del puzzle per attuare lo schema anti-Hezbollah. La base del piano è che il governo libanese sprofondi in una crisi e instabilità così complicate, che nessun manager può risolvere la crisi nazionale. 

Il terzo strato del complotto ha impedito la formazione di un governo di coalizione. Come era chiaro, hanno provocato la devastante esplosione per far fallire il governo del primo ministro Hassan Diab. La mossa successiva è stata la creazione di grossi blocchi stradali in vista degli sforzi di Adib per formare un nuovo governo. 

Nell’ambito di questo percorso, Geagea nei mesi scorsi ha messo a dura prova tutte le iniziative politiche, compresa quella proposta dalla Francia. Infatti, l’obiettivo del “macellaio” di Sabra e Chatila è creare un deserto istituzionale in Libano.

Da dove arrivano soldi e armi?

Altro aspetto curioso è certamente la provenienza dei soldi per gestire 15mila combattenti o presunti tali. Altra domanda: perché Stati Uniti ed Europa che cercano costantemente il disarmo di Hezbollah non mettono mai in discussione le armi della milizia di Geagea coinvolta in svariati crimini di guerra?

Possiamo serenamente affermare che Geagea e la sua milizia sono una pedina del programma americano, saudita e israeliano per alimentare la crisi in Libano e fare pressione su Hezbollah affinché ceda al cosiddetto governo tecnocratico, il cui unico scopo è isolare il movimento in Libano. 

Le minacce di Geagea contro Hezbollah possono essere attuate sul campo? 

Ovviamente, le minacce contro Hezbollah dell’ex signore della guerra servono a preparare il terreno per una nuova guerra civile e l’attuazione della politica della “terra bruciata”, ricordando gli anni amari della guerra civile in Libano. 

Questa situazione serve solo alle parti e ai partiti che hanno paura della democrazia e ricorrono alle urne, dove la Resistenza libanese è riuscita a raccogliere il sostegno dell’opinione pubblica e vincere le elezioni generali del 2018. Contrariamente alle azioni di Geagea, Hezbollah e le armi della Resistenza servono a garantire la sicurezza nazionale e l’indipendenza di fronte alle minacce israeliane. 

Nelle attuali condizioni, il sogno di Geagea è impraticabile. In caso di tale minaccia, Hezbollah, che oggi è un attore regionale che ha paralizzato l’invincibile esercito israeliano, può stroncare sul nascere qualsiasi cospirazione straniera assistita internamente con l’aiuto dell’esercito e delle forze popolari.

di Yahya Sorbello

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