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Usa, quadruplicati i fondi per il Pentagono

di Salvo Ardizzone

Il Bilancio del Pentagono per il 2017 quadruplicherà i fondi per la deterrenza contro la Russia, portandoli dai 789 ml previsti a 3,4 miliardi; per il 2016 erano stati stanziati 780 ml. Ad annunciarlo è stato il Segretario alla Difesa Ashton Carter. I fondi serviranno a trasferire in Europa una Heavy Brigade Combat Team (brigata corazzata supportata da artiglieria e Forze Speciali), oltre a potenziare basi e depositi.

Nel frattempo, l’European Command ha classificato il confronto con Mosca come “conflitto”, mentre i vertici della Difesa Usa continuano a definire la Russia come una delle quattro minacce statali, affiancandola a Corea del Nord, Iran e Cina (l’Isis è considerato minaccia transnazionale).

L’ennesima iniziativa degli Stati Uniti, che continuano in tutti i modi ad alzare deliberatamente la tensione con Mosca, risponde a due motivazioni: la prima, ufficiale, è di “rassicurare” gli alleati/sudditi dell’Est Europa, convincendoli che avranno comunque la copertura di Washington nella loro deriva revanscista verso la Russia. In questo modo gli Usa forniscono la copertura ai deliri nazionalisti dei loro Governi, e se ne garantiscono l’ostinata opposizione a prescindere a qualunque tentativo di fare cadere le sanzioni Ue contro Mosca.

La seconda, assai più profonda, obbedisce alle necessità convergenti degli apparati militari, industriali e politici a Stelle e Strisce; tutti loro hanno bisogno d’un nemico: il Pentagono per mantenere Forze Armate esorbitanti e il potere che ne deriva; l’industria per mantenere le stratosferiche commesse di un comparto militare insaziabile (i futuri bilanci parlano di 580 Mld in crescita); l’establishment politico per dare una giustificazione alla Nato, il suo braccio operativo, e riaffermare il dominio politico sull’Europa, troncando qualunque collaborazione fra i Paesi del Vecchio Continente (per prima la Germania) e Mosca.

Per Washington la Russia è un “nemico” perfetto, non solo perché la sua opinione pubblica è abituata a ritenerla tale, ma perché non ha con essa rapporti economici e commerciali degni di nota (e dunque il peso delle sanzioni lo sostengono gli altri). Inoltre il Cremlino ha il torto imperdonabile di manifestare apertamente l’ambizione di voler tutelare gli interessi del proprio Paese.

Allo smisurato soft-power americano e ai media che controlla, viene semplice dipingere come aggressiva una Russia che invece ha agito solo rispondendo ad aggressioni.

Una simile politica sarebbe stata impossibile con la Cina, ancora scarsamente percepita come “nemico” per antonomasia dal vasto pubblico americano, e soprattutto detentrice della fetta più grossa del debito pubblico americano e di un interscambio commerciale di centinaia di miliardi.

Per questo lo Zio Sam ha creato il suo “nemico” perfetto, imponendolo a un Occidente succube quanto acritico.

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