Guantanamo, prigionieri trasferiti in Arabia Saudita
Quattro yemeniti liberati da Guantanamo sono stati trasferiti in Arabia Saudita. Il presidente degli Usa, Barack Obama, durante i suoi ultimi giorni in carica si è concentrato a “tagliuzzare” il numero dei detenuti nel carcere cubano, suscitando l’irritazione dei repubblicani.
Negli ultimi mesi, Obama ha autorizzato trasferimenti di detenuti verso altri Paesi, tra cui lo Yemen e l’Arabia Saudita, suscitando di volta in volta indignazione dei repubblicani. Nel mese di aprile, nove detenuti yemeniti sono stati trasferiti da Guantanamo in Arabia Saudita, quando per la prima volta il regno ha ricevuto detenuti provenienti dalla struttura divenuta tristemente famosa. La mossa ha fatto seguito a molti negoziati con il governo saudita. Quindici dei 19 presunti dirottatori di al-Qaeda che hanno effettuato gli attacchi contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 erano sauditi. Ma Riyadh nega ogni legame con i cospiratori che hanno ucciso circa tremila persone.
Ora il governo statunitense ha trasferito i prigionieri ai suoi alleati che hanno una lunga storia di abuso dei diritti umani e di torture sui prigionieri. Salem Ahmad Bin Hadi Kanad, Muhammed Rajab Sadiq Abu Ghanim, Abdallah Yahya Yusif Al-Shibli e Muhammad Ali Abdallah Muhammad Bwazir sono stati trasferiti in Arabia Saudita, riporta una dichiarazione del Pentagono. Il Re saudita Salman ha dichiarato che i quattro yemeniti arrivati giovedì vivranno nel regno, dove potranno partecipare a un programma di riabilitazione e di de-radicalizzazione, come riferito dal ministero degli Interni.
Con il trasferimento di giovedì scorso, rimangono a Guantanamo 55 detenuti. Obama ha ereditato una “popolazione” di 242 prigionieri, quando assunse la carica di presidente degli Usa nel 2009. Allora aveva fatto una delle sue principali promesse durante la sua campagna presidenziale di chiudere la prigione per le condizioni disumane e per i rapporti di tortura, “perché la detenzione senza processo non riflette i valori americani”. Ma non gli sono bastati otto anni di carica presidenziale per rispettare la promessa.
Il carcere di Guantanamo ha continuato a tenere i detenuti in condizioni disumane, in un “limbo giuridico”, privati di un processo equo e di protezioni legali, sottoposti a torture infamanti e degradanti. Obama si è scontrato con diversi ostacoli politici e giuridici, con l’ostruzionismo del Pentagono e l’opposizione repubblicana al Congresso, limitandosi a tagliuzzare il numero dei detenuti.
Sta di fatto che i piani su Guantanamo di Obama sono falliti e nessuno se non Obama stesso ne porta la colpa. Anni di passi falsi hanno lasciato intrappolato Obama in un vicolo cieco di sua creazione e il trasferimento dei quattro yemeniti in Arabia Saudita non è che un epitaffio ai suoi sforzi falliti sulla chiusura di Guantanamo-bay. Per i funzionari dell’amministrazione ex ed attuali, per gli avvocati dei diritti umani che rappresentano i detenuti, la resistenza conservatrice è solo metà della storia.
Il presidente – ha dichiarato – Wells Dixon del Centro per i diritti costituzionali, “non ha nessuno, ma solo se stesso da biasimare, per il fatto che Guantanamo è stato aperto più a lungo sotto il suo orologio che sotto l’amministrazione precedente”.
Quanto al presidente che entrerà ufficialmente in carica il 20 gennaio, la mossa di Obama dei quattro detenuti trasferiti rischia di infastidire Donal Trump, che ha invitato l’amministrazione Obama a fermare i trasferimenti di detenuti, che sono “particolarmente pericolosi e non dovrebbe essere concesso loro di tornare sul campo di battaglia”. Sembrerebbe infatti che Obama voglia trasferire altri 13 o 14 detenuti prima del 20 gennaio, quando lascerà definitivamente la Casa Bianca. D’altro canto Trump ha parlato favorevolmente del carcere di Guantanamo, affermando anche che vi avrebbe trasferito altri detenuti.
di Cristina Amoroso