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Usa. “Fermare l’Aipac”, grande manifestazione anti-sionista a Washington

di Cristina Amoroso

L’Aipac, il Comitato israelo-americano per gli affari pubblici, con le loro organizzazioni affiliate da tempo controllano e guidano i politici americani riempendone le tasche in modo da sostenere la brutale occupazione della Palestina e cercare di spingere gli Stati Uniti in guerra con l’Iran. Il razzismo è la forza che ha contribuito a creare e che ora aiuta a sostenere e giustificare l’occupazione della Palestina e lo stato di polizia che l’accompagna.

Se lo scorso anno dal 2 al 4 marzo l’Aipac ha tenuto a Washington la celebrazione annuale della dominazione sionista sulla politica e sui media statunitensi attirando migliaia di fanatici sionisti, ha  attirato anche una folla inferocita di manifestanti con sentimenti anti-Aipac. Questi sono andati sempre di più diffondendosi in vari settori della società americana, coinvolgendo anche la comunità ebraica, che da fortezza difensiva di Israele ha cominciato a mostrare sempre più voci dissenzienti. La protesta contro la lobby sionista si avvalse di persone come la scrittrice Medea Benjamin, un’ebrea americana in prima linea nel movimento anti-drone, che ha costituito una forza dirompente nelle proteste “Boicotta l’Aipac”.

La scrittrice, co-fondatrice del gruppo pacifista Codepink, Codice Rosa, e dell’Organizzazione Global Exchange, con i suoi numerosi attivisti è una delle organizzatrici della manifestazione di quest’anno, ShutDownAipac, (Fermare l’Aipac), che si tiene in questi giorni a Washington Dc, dal 28 febbraio al 3 marzo.

La manifestazione intende sfidare la violenza sponsorizzata dallo Stato e dalla polizia razzista in patria e all’estero, chiamando a raccolta quanti credono nel motto “FreePalestine” oppure “BlackLivesMatter” e unificando gli sforzi per chiedere la fine del militarismo globale e del razzismo, in concomitanza con la venuta del primo ministro Netanyahu che si vuole confrontare con l’Aipac e parlare al Congresso contro un eventuale accordo sul nucleare iraniano, nonostante l’opposizione della Casa Bianca, che considera inopportuno un incontro a due settimane dal voto politico in Israele.

All’arroganza di Bibi Netanyahu che, poco prima di partire per Washington, ha dichiarato: “Parto per una missione storica. Mi sento il messaggero di tutti gli israeliani anche di quelli che non sono d’accordo con me”, l’organizzatrice della manifestazione “ShutDownAipac” fa eco:Dato che sono un’ebrea laica, non faccio molte preghiere, ma questa settimana, poiché la potente lobby governativa filo-israeliana Aipac tiene il suo incontro annuale a Washington Dc, prego affinché questo anno segni l’inizio della fine della stretta di questa lobby sulla politica americana”.

Dall’1 al 3 marzo, circa 10mila sostenitori dell’Aipac sono arrivati nella capitale della nazione. L’incontro è avvenuto in un momento in cui il rapporto tra il presidente Obama e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è al livello più basso mai registrato. L’invito del presidente della Camera dei Rappresentanti, John Boehner a Netanyahu di rivolgersi a una sessione congiunta del Congresso subito dopo aver parlato alla Conferenza dell’Aipac, è considerato dalla Casa Bianca un tentativo diretto di indebolire il presidente e i colloqui nucleari con l’Iran della sua amministrazione. Con una mossa senza precedenti, oltre 50 coraggiosi membri del Congresso hanno deciso di non assistere al discorso di Netanyahu al Congresso.

E’ poi la stessa scrittrice Medea Benjamin ad affermare che sarebbe cosa positiva per la pace mondiale che l’Aipac non appoggiasse il primo ministro israeliano, dal momento che si sta trasformando in una lobby con predisposizione repubblicana, elencandone 10 motivi, tra cui il volere sabotare da parte dell’Aipac i colloqui nucleari con l’Iran; il promuovere gli insediamenti israeliani in opposizione diretta alla legge internazionale; l’appoggiare le orrende invasioni di Israele a Gaza e l’assedio che pone a quella città, rimanendo nel settore mediorientale, per non parlare dei danni diretti sulla politica interna statunitense ad opera dell’Aipac.

Inoltre il denaro per Israele proviene dai fondi destinati ai poveri del mondo. Israele ha la 24^ economia più grande del mondo, ma grazie all’Aipac riceve più dollari dei contribuenti statunitensi di qualsiasi altro Paese. In un periodo in cui il bilancio degli aiuti stranieri sta subendo dei tagli, tenere la parte più grossa dell’assistenza estera per Israele, significa sottrarre fondi dai programmi fondamentali di nutrire, fornire rifugio e offrire assistenza d’emergenza alle persone più povere del mondo.

Infine – afferma la Benjamin – la conclusione è che l’Aipac, che di fatto è agente di un governo straniero, ha influenza sulla politica statunitense sproporzionata rispetto al numero di americani che appoggiano le sue politiche. Quando un piccolo gruppo come questo ha un potere sproporzionato, danneggia tutti, compresi gli israeliani e gli ebrei americani.

Dal superare una guerra catastrofica con l’Iran al risolvere finalmente il conflitto israelo/palestinese, un punto di partenza iniziale è interrompere la stretta dell’Aipac sulla politica degli Stati Uniti. Ecco perché prego che questa volta, mancando di rispetto al presidente Obama e offendendo i membri Democratici del Congresso, l’Aipac possa procedere sbandando verso la sua stessa rovina.

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