Stati Uniti, è scontro tra Obama e Aipac
Nel corso di un incontro avuto martedì scorso, Barak Obama ha attaccato con durezza i leader dell’Aipac (la più potente lobby filo-israeliana), accusandola di spendere decine di milioni di dollari per condurre una campagna contro l’accordo sul nucleare iraniano basata su falsità. Secondo il New York Times, che ha diffuso la notizia, il Presidente ha dichiarato che non rimarrà passivo e che replicherà con forza ai loro attacchi.
Durante un discorso tenuto successivamente all’American University di Washington, Obama, senza citare espressamente l’Aipac, ha sostenuto che molte delle persone che nel 2003 hanno spinto gli Usa all’invasione dell’Iraq, atto di cui ancora si scontano le conseguenze, stanno ora usando gli stessi argomenti e la medesima retorica contro l’accordo sul nucleare iraniano.
È la prima volta che si registra una rottura così profonda (e insolita) fra un Presidente Usa e la potentissima lobby filo-israeliana. Secondo David Makovsky, ex consigliere dell’Amministrazione Usa per il Medio Oriente, negli ambienti vicini a Tel Aviv s’è diffusa un’irrazionale e pericolosa “mentalità da bunker”.
Per bloccare l’accordo, il Congresso ha bisogno di una maggioranza dei due terzi per superare il veto che il Presidente ha già dichiarato che porrà contro qualsiasi provvedimento che lo volesse fare deragliare. Per questo lobbysti e repubblicani si sono lanciati in una campagna per inseguire fino all’ultimo voto. Soltanto l’Aipac sta spendendo almeno 40 ml di $ in spot televisivi in 35 Stati dell’Unione per esercitare pressioni sui Congressisti; inoltre, ha organizzato un viaggio di 58 parlamentari (22 democratici e 36 repubblicani) in Israele.
Obama, da parte sua, ha controbattuto con una fitta serie di contatti privati e pubblici appelli rivolti ai singoli Congressisti ed al Paese, per spiegare la validità dell’accordo in vista del voto di ratifica a settembre.
Il Presidente Usa sa di giocarsi il tutto per tutto, in una contrapposizione frontale contro il blocco di potere israeliano e saudita e le potentissime lobby che ha alle spalle; Riyadh e Tel Aviv intendono inchiodare gli Usa al loro eterno ruolo di protettori (a prescindere) dello status quo in Medio Oriente; una situazione che garantisce loro immensi privilegi e la totale impunità per i loro crimini.
Obama, vuole invece districarsi dal pantano mediorientale per concentrarsi sul contenimento della Cina; gestire da lontano le tante crisi accese dai sauditi e da Israele nella regione, lasciando che nuovi equilibri maturino, coll’intento di manovrare perché nessuno possa troppo primeggiare nell’area.
L’accordo sul nucleare è il perno di questa strategia, che vuole una sponda potente (l’Iran) per avviare le crisi a soluzione. Con la ratifica del trattato, tuttavia, sarà impossibile impedire che Teheran assuma il suo ruolo naturale di potenza regionale, travolgendo lo status quo che da troppo tempo ha garantito al Golfo e ad Israele impunità, potere ed enormi privilegi.