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Usa e Cuba, un altro muro è caduto. Che cosa nasconde?

di Cristina Amoroso

Che la tardiva distensione della politica di Washington verso Cuba, annunciata il 17 dicembre 2014, sia un grande successo per la Rivoluzione cubana è indubbio, anche se nessuno dei media mainstream lo riconosce a chiare lettere, negli Stati Uniti come in Europa.

E’ fallita la strategia ostile degli Usa, eufemisticamente nota come “cambio di regime”, che ha arrecato solo pene e privazioni per il popolo cubano e l’irrigidimento del governo. Il Partito Comunista di Cuba è ancora al potere dopo cinquanta anni. I Castro hanno navigato attraverso tutte le sfide degli anni. Cuba è accettata in America Latina come nelle Nazioni Unite, presso cui il blocco contro Cuba era una misura anacronistica e sempre più osteggiata dalla stessa Onu,  nell’ultima votazione, 188 Paesi hanno chiesto la revoca dello stesso, e gli Stati Uniti stavano da soli, con il solo sostegno di Israele.

Se i media e i progressisti americani possono criticare i difetti e i fallimenti della Rivoluzione cubana, la sinistra internazionale ricorda e plaude la resistenza della piccola Cuba al Gigante Usa, la democrazia partecipativa contro il cambiamento di regime mediante programmi segreti. Perché Cuba è stata, a partire dalla Rivoluzione del 1959, lo specchio per i popoli dell’America Latina, è rimasta una speranza di libertà, uguaglianza e fraternità, che il testardo barbuto di Fidel insieme al Che avevano aperto nel cuore dei popoli oppressi, esempio e rifugio soprattutto per quanti annegavano nel sangue sparso dalle dittature in America Latina.

Cuba ha vinto, nonostante l’embargo e l’implacabile sovversione statunitense, perché rimane nel livello superiore dell’indice di sviluppo umano per i suoi risultati scolastici e sanitari. Perché porta la sua comunità a livello internazionale nella spedizione di operatori sanitari per combattere l’Ebola. Cuba è celebrata a livello mondiale per il suo contributo militare alla sconfitta del colonialismo e l’apartheid in Angola e Sud Africa. Ora una nuova generazione di dirigenti cubani che hanno combattuto in Angola è in arrivo al potere a L’Avana e al suo corpo diplomatico, come Rodolfo Reyes Rodriguez, rappresentante di Cuba presso le Nazioni Unite, che cammina con un arto artificiale a causa della sua lotta in Angola.

Certo negoziati segreti per la distensione erano già in corso quando il capo del Dipartimento di Stato lo scorso anno, di fronte alla commissione per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti, ancora denominava il continente americano “il cortile degli Stati Uniti”. E Obama finora, in quasi sei anni di presidenza, ha dato ampie prove che le sue promesse di una nuova era nelle relazioni con i suoi vicini del sud erano solo promesse elettorali. Il carcere di Guantanamo non è stato chiuso, come pure le attività del Comando Sud della Quarta Flotta, né ha permesso a Cuba di partecipare al vertice delle Americhe, né fermato la proliferazione di basi militari in tutto il continente, e neppure si è fermata la guerra fallita alle droghe o l’invio di oppositori per destabilizzare i governi della regione, come dimostra la copertura data ai colpi di Stato in Honduras e Paraguay.

Perché allora si è prodotto questo cambiamento nella politica degli Stati Uniti contro il suo nemico storico? Come è stato possibile il crollo di questo muro d’acqua tra i due Paesi?

Ci sono certamente ragioni  geostrategiche, politiche ed elettorali ad avere prodotto questo buonismo accolto con entusiasmo dalla popolazione cubana. Naturalmente è ancora prematuro avventurarsi lontano, se cambierà realmente la politica nei confronti di Cuba. La revoca del blocco è ancora incerta, perché deve votare su di esso il Congresso, che dal prossimo gennaio sarà dominato dai repubblicani in entrambe le camere. Il loro leader ha parlato contro la distensione proposta da Obama, come ha fatto Marco Rubio, il senatore della Florida e uno dei candidati repubblicani alla presidenza.

La caduta del muro d’acqua tra Cuba e Washington rievoca la caduta di un altro muro, che cadde a Berlino anche allora tra l’entusiasmo di tutti. Che cosa ha significato? Quella caduta ha significato la distruzione di tutte le realizzazioni economiche, sociali e culturali di più di quaranta anni di potere dei lavoratori, un nuovo ordine mondiale contro i popoli e i lavoratori, l’allargamento della Nato e della sua politica aggressiva, la trasformazione della Cee in Unione Europea con il Trattato di Maastricht, affermando la sua natura di blocco imperialista nel balzo di politiche neoliberali, federaliste e militariste, e di appoggio incondizionato agli Usa e alla Nato. La nuova guerra fredda è già iniziata con la cavalcata dell’imperialismo verso est, mentre Kiev rinuncia allo status di Paese non allineato, aprendosi alla Nato e infiammando la situazione nell’Ucraina orientale.

Non si cambia la natura del capitalismo, “L’aspide morde, per arrecar la morte, è sua natura”. Che cosa ci porterà la caduta del muro d’acqua tra Cuba e Washington? Forse la frase del Segretario di Stato John Kerry presso la sede della Oas “La Dottrina Monroe è finita”, dagli Usa è interpretata non come la perdita di supremazia americana nel continente latinoamericano, ma come il considerare atto di aggressione la sola presenza militare di una potenza non alleata sul continente americano.

Forse per questo l’opinionista Luciano Lago, nel valutare le reali motivazioni dell’avvicinamento a Cuba degli Usa, vede la reale motivazione della distensione nell’espansione asimmetrica della “presenza militare russa all’estero, soprattutto a Cuba”, nella base di Lourdes, “la Russia e Cuba si erano accordate per riaprire le istallazioni militari di Lourdes per il loro utilizzo da parte dei servizi di intelligence della Federazione Russa,” per concludere “Comunque sia la questione, sembra che la base di Lourdes a Cuba, così come la posizione strategica dell’isola nel contesto di un possibile conflitto tra Usa e Federazione Russa, abbiano molto a che vedere con gli avvenimenti degli ultimi giorni, come la revoca delle sanzioni Usa ed il riavvicinamento di Washington verso Cuba”.

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