Usa: dopo la sentenza Zimmerman, scoppia la rabbia degli afroamericani
Era nell’aria da parecchio tempo ed alla fine la fatidica goccia che fa traboccare il vaso, è arrivata puntuale e piena di effetti collaterali molto importanti: negli Usa, la popolazione di colore scende in piazza e le città si riempiono di manifestanti che chiedono garanzie e diritti.
La goccia in questione, è stata la sentenza sul caso Trayvon, il giovane afroamericano ucciso dalla guardia giurata Zimmerman, il quale è stato assolto per legittima difesa nonostante la vittima era disarmata al momento del fatto.
Una sentenza che ha mandato su tutte le furie una vasta fetta di afroamericani di tutto il paese, già di per sé molto infastidita da una situazione economica e sociale non certamente idilliaca per la loro comunità che, nonostante la prima presidenza di una persona di colore come Barack Obama, è notevolmente peggiorata in questi ultimi anni.
Da New York a Los Angeles, da Tampa Bay a Chicago, tutti gli States sono attraversati da una sottile linea di protesta che sta bloccando diverse città; imbarazzato e non poco Barack Obama, il quale ha predicato la calma dopo la sentenza: “Bisogna rispettare cosa affermano i giudici” ha dichiarato il presidente, mostrando una certa preoccupazione circa le reazioni dell’opinione pubblica.
“Giustizia solo per i bianchi” si legge nei cartelli dei manifestanti, riecheggiando diversi slogan degli anni ’60, quando la tensione sociale negli Usa raggiunse livelli molto alti.
Da allora, nonostante diversi proclami e diversi spot che propagandavano come la questione dei neri in America fosse oramai acqua passata, in realtà poco o nulla di concreto si è mosso: a lavoro, come in politica, l’emarginazione della popolazione di origine africana è sempre rimasta costante con un divario di ricchezza crescente tra le due comunità.
La questione è ritornata a galla e soprattutto ben chiara agli stessi afroamericani già nel 2005, quando l’uragano Katryna, oltre a spazzare via tre quarti di Lousiana, mostrava al mondo le condizioni di vita misere di molte famiglie di colore nelle estreme periferie di New Orleans, una delle città più “nere” degli Stati Uniti.
Complice anche la crisi economica scoppiata nel 2007, la sensazione di trovarsi in uno Stato che non garantisce pari dignità a tutta la sua popolazione, ha attanagliato i cittadini di origine africana, fino alle prime proteste di oggi dopo la sentenza Zimmerman.
Per adesso, le manifestazioni sono pacifiche, ma da più parti si scommette circa una nuova situazione di tensione molto forte all’interno della società civile americana, specialmente se si considera che nei prossimi anni la popolazione di colore sopravanzerà in numero quella di origine europea.
Da qui, si spiega anche l’imbarazzo oltre che la preoccupazione di Obama, il quale tra le altre cose, vive un momento di minima popolarità proprio tra gli afroamericani, i quali lo accusano di strumentalizzare il colore della pelle per fini politici e di non aver fatto nulla per le fasce più deboli del paese.
Un mix quindi che rischia di esplodere; nei prossimi giorni, sono state annunciate altre manifestazioni ed altri cortei, per mostrare agli Usa ed al mondo l’insofferenza afroamericana verso uno Stato che, oltre a recare danno a livello internazionale, negli ultimi anni ha quasi dimenticato e sottovalutato l’attuazione di politiche economiche volte a ricucire un tessuto sociale spaccato e fratturato, sintomo dei danni che comporta il capitalismo più sfrenato.