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Usa. Ancora un giovane di colore assassinato dalla polizia

di Cristina Amoroso

Si chiama Micheal Brown, il giovane di colore assassinato da un poliziotto a Ferguson, un quartiere di Saint Louis nel Missouri, scatenando violenti scontri, saccheggi e proteste da parte della popolazione della cittadina in prevalenza afroamericana, indignata anche perché il giovane di 18 anni era disarmato e con le mani alzate davanti al poliziotto con la pistola, secondo i testimoni.

L’uccisione ha scatenato violente proteste anche sulla scia del caso di Trayvon Martin, il 17enne afroamericano ammazzato nel 2012 in Florida da un vigilante volontario, George Michael Zimmerman, poi assolto dalla giustizia americana. Forse ricordando l’assoluzione dell’assassino di Trayvon Martin, durante i disordini a Ferguson, il padre del giovane assassinato, Michael Brown Senior, ha fatto appello alla calma ai manifestanti, “Chiunque abbia qualche informazione, ci contatti. Abbiamo bisogno dei rapporti di polizia, abbiamo bisogno di sapere tutto. Vogliamo che sia fatto questo nel rispetto della legge. Non voglio violenza, non vogliamo alcuna violenza. Lui non avrebbe voluto questo”.

La polizia americana però è abituata a non volere i fatti, non cercano di individuare gli errori, vogliono solo giusificare i fatti in cui sono coinvolti. Anche in questo caso ha rifiutato di ascoltare la testimonianza di Dorian Johnson, il 22enne che sabato scorso ha assistito all’uccisione dell’amico Michael Brown ed ha dichiarato in un’intervista che l’amico era fermo con le mani alzate ed ha detto al poliziotto: “Non sono armato, smetti di sparare”.

“So che gli eventi dei giorni scorsi hanno scatenato forti passioni ma, mentre i dettagli vengono rivelati, chiedo a tutti a Ferguson in Missouri e nel Paese di ricordare questo giovane uomo attraverso la riflessione e la comprensione”, ha detto il presidente Obama, invitando a quella riflessione e comprensione troppe volte dimenticata dagli agenti di polizia verso i giovani di colore.

Intanto le tensioni rimangono alte e nella notte tra domenica e lunedì l’Fbi ha annunciato di aver aperto un’inchiesta: “L’incidente con colpi d’arma da fuoco a Ferguson necessita di un pieno esame”, ha dichiarato il segretario americano alla Giustizia Eric Holder. Le indagini saranno condotte dagli agenti dell’Fbi di Saint Louis, con i legali del dipartimento dei Diritti Civili del ministero e l’ufficio di Holder. E mentre l’Fbi investiga su possibili violazioni dei diritti civili, l’agente che ha sparato è stato temporaneamente sospeso. La polizia ha fatto sapere che il suo nome non sarà reso pubblico, a causa del clima di tensione e delle minacce indirette arrivate alle forze dell’ordine.

Intanto sono già state arrestare 32 persone per gli scontri con le forze dell’ordine, ai giovani non è rimasto altro che sfogare la rabbia su twitter, denunciando sul social media che quando un “nero” viene ucciso gli stereotipi negativi e screditanti prendono il sopravvento.

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