Europa

Elezioni in Georgia: il tramonto delle rose

di Matteo Caponetti

Le elezioni parlamentari svoltesi in Georgia ad inizio mese, hanno registrato la vittoria del miliardario Bidzina Ivanishvili leader della coalizione “Sogno Georgiano”. Esce quindi sconfitto il presidente uscente filo-occidentalista Mikheil Saakashvili e il suo partito “Movimento Nazionale Unito”.
Dopo otto anni Saakashvili, fedele alleato degli Stati Uniti d’America, viene sconfitto dalla coalizione del magnate Ivanishvili che riporta in parlamento l’ex presidente Eduard Shevernadze e il noto difensore di calcio ex Milan Kakhaber Kaladze. Saakashvili viene ripagato con la stessa moneta perchè nel novembre del 2003 con l’aiuto dei falchi della casa bianca e sull’onda della rivoluzione delle rose, riuscì a rovesciare l’allora vacillante governo di Shevernadze attraverso una serie di manovre mediatiche. Era il periodo delle rivoluzioni colorate che si erano fatte larghe in tutto l’est europa in particolare in Ucraina, Serbia, Slovacchia, Georgia e Kirghizistan e la cui strategia era ben chiara a tutti e cioè circondare politicamente la Russia di Putin creando una pressione internazionale intorno ad essa tale da minarne le basi del suo potere nel mondo e quelle del suo leader. La conquista dell’Est si mosse attraverso queste rivoluzioni di velluto e gli uomini che la guidavano erano i leader dei movimenti studenteschi che Bush all’epoca definì combattenti per la libertà. Si sta parlando ad esempio di Optor in Serbia durante il periodo della guida di Milosevic ma anche e soprattutto di Kmara il cui leader Giga Bokeria fu il fautore della destituzione di Shevarnadze. Il richiamo della libertà si fa sentire, che Dio vi benedica, queste furono le parole di Bush nel salutare i successi di questi movimenti, durante un comizio tenuto a Bratislava in quegli anni. Dopo l’avvenuta rivoluzione delle rose, la Georgia si definì da subito filo americano e gli Usa elargivano ogni anno al paese caucasico 100 milioni di dollari attraverso vari progetti umanitari ed insieme al fiume di denaro versato intensificarono la loro presenza nel territorio con una base militare che strategicamente aveva ed ha nello scacchiere euroasiatico notevole importanza. Tra i finanziatori dell’allora rivoluzione delle rose ricordiamo George Soros e non c’è da aggiungere altro. Insomma più che di rivoluzione si trattò di un vero e proprio colpo di stato innescato da interessi della democrazia finanziaria di Washington. Saakashvili a 36 anni divenne allora il presidente più giovane del mondo, laureato ad Harward, sostenuto dai repubblicani americani, appena eletto chiese immediatamente l’espulsione delle basi russe dal suolo georgiano, come segno di una volontà espressa dal popolo georgiano di gridare al mondo il diritto di difendere la propria sovranità. Ricordiamo a tal proposito la crisi militare dell’agosto del 2008 con la Russia e la conseguente annessione alla Federazione Russa delle regioni dell’Abkazia e dell’Ossezia del sud. Ora Ivanishvili ha vinto sfruttando mediaticamente uno scandalo legato a delle violenze esplose nelle carceri a pochi giorni dalle elezioni che ha creato nell’opinione pubblica l’effetto di abbondanare Saakashvili e portare al potere il magnate georgiano con passaporto francese. L’attuale presidente della Georgia è il 146° uomo più ricco del mondo, è un oligarca e probabilmente non sarà il presidente che rovescerà i rapporti diplomatici con gli Usa ma rappresenta di sicuro qualcosa di nuovo in Georgia rispetto agli ultimi otto infausti anni. Coltiverà sicuramente i rapporti con Washington e quindi manterrà fede al programma di entrare nella Nato come fece il suo predecessore ma dovrà anche riaprire i rapporti con Mosca per via dei delicati equilibri energetici. Un compito difficile anche perchè non può nemmeno tradire l’Ue nel progetto di realizzazione del piano di diversificazione delle forniture di gas approntato dalla Commissione Europea per diminuire la dipendenza dalla Russia. La partita geopolitica in Georgia e con il suo nuovo presidente si giocherà proprio sul fronte dei gasdotti. L’UE aveva trovato nell’amministrazione precedente un fedele alleato ora dovrà capire se il Sogno Georgiano del presidente Ivanishvili è ancora compatibile con gli impegni stabiliti in passato. In altre parole bisognerà capire se la Georgia desideri ancora rincorrere il caotico mondo occidentale e andare contro gli interessi dell’orso russo sfidandolo in nome degli interessi americani e dell’UE o meglio dei manovratori dell’ordine mondiale i quali di identità, nazioni sovrane e popoli liberi non ne vuole proprio sentire parlare e ciò valeva e probabilmente continuerà a valere anche per i georgiani.

http://associazioneculturalezenit.wordpress.com

 

 


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