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Giovanni Paolo II: luci ed ombre di uno dei pontefici più longevi di sempre

Otto anni fa se ne andava Karol Wojtyla, passato alla storia come Papa Giovanni Paolo II, il pontefice che ha “accompagnato” tre generazioni essendo rimasto al soglio pontificio per ben 27 anni.

Come un comune oggetto, anche per la storia, mano a mano che ci si allontana, è possibile tracciare meglio le sfumature e le caratteristiche di un dato periodo: tramontata l’emozione per la scomparsa di un personaggio che, per credenti e non, è rimasto a lungo protagonista delle varie vicende storiche del nostro periodo, oggi è possibile analizzare meglio il suo pontificato, tra luci ed ombre.

Se da un lato umano, chiunque ha potuto apprezzare il carisma, la comunicabilità e la grande forza d’animo nel portare avanti il proprio compito nonostante la malattia lo rendesse ogni giorno più debole, da un punto di vista meramente “tecnico” sono diverse le sfumature grigie del pontificato, che ancora oggi ledono e macchiano l’operato della Chiesa.

Andiamo con ordine, partendo dalla prima metà degli anni 80: il ventre molle di questa parte di pontificato ha un nome e cognome, ossia Paul Marcinkus, capo dello IOR ed al centro di tutti gli scandali italiani ed internazionali aventi epicentro in Vaticano, nonché forse il prelato più sfacciato e più spudoratamente avido di soldi mai esistito in duemila anni di storia di Santa Romana Chiesa.

La carriera di Marcinkus tra le mura leonine inizia con Paolo VI, al quale nel 1963 gli salva la vita a seguito di un attentato fallito: da lì in poi, la figura del prelato americano avanza prima come responsabile della sicurezza, poi poco prima della morte di Paolo VI arriva a dirigere lo IOR con un motto tutt’altro che spirituale: “La Chiesa per predicare ha bisogno di soldi ed i soldi devono arrivare, con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi costo” è la sua frase con il quale si presenta e si consegna alla storia.

Si dice che il successore di Paolo VI, ossia Papa Luciani (Giovanni Paolo I), la sera prima della sua misteriosa morte avvenuta a 33 giorni dall’elezione, avesse tra le sue mani un documento pronto alla firma con il quale si allontanava Marcinkus dallo IOR e si ridimensionava lo stesso istituto per le opere religiose vaticane.

Quello che più storicamente stride con il pontificato di Giovanni Paolo II, è il fatto che Marcinkus invece nei primi anni 80 ha avuto quasi carta bianca ed ha potuto effettuare tutte quelle operazioni finanziarie che hanno poi portato ai misteri del fallimento del banco Ambrosiano, alle morti di Roberto Calvi e Michele Sindona, ai rapporti con la mafia, la massoneria, la banda della Magliana, la sparizione di Emanuela Orlandi e tanti altri episodi poco limpidi; in Vaticano in quegli anni entrava ed usciva di tutto: soldi riciclati, che spesso dalle tasche di banchieri e criminali, finivano dritti allo IOR.

La domanda è: Giovanni Paolo II in tutto questo, che ruolo ha? I sospetti cadono sulla destinazione che molti di questi miliardi di Lire avevano: essi infatti spesso venivano usati per finanziare Solidarnosc ed altri partiti e movimenti di opposizione al regime comunista in Polonia, terra natia del Papa; in molti si pongono questo quesito: è possibile che Sua Santità chiudeva un occhio per favorire in ogni modo la fine di un regime, la cui durezza è stata provata da Wojtyla sulla propria pelle? Infatti, il futuro Giovanni Paolo II, divenne prete nel 1946, l’anno in cui in Polonia si instaurava il regime comunista ed il giovane Wojtyla ha vissuto gli anni della chiusura delle chiese, degli arresti di molti cardinali, non ultimo il suo “maestro”, ossia il primate Stefan Wyszynski, in carcere per diversi anni.

E’ dunque possibile che il Papa abbia usato la strategie del “lassaiz fair” pur di vedere la sua Polonia liberata dal comunismo? Oppure, semplicemente Marcinkus non metteva al corrente Giovanni Paolo II della provenienza dei soldi? Domande a cui oggi, è ancora difficile dare risposte certe ed esaustive: Paul Marcinkus è morto nel 2006 in una parrocchia di campagna americana, portandosi con se tutti questi misteri, senza lasciare nulla di questo intricato periodo.

Il 13 maggio del 1981 poi, avvenne l’attentato a Giovanni Paolo II: era un pomeriggio soleggiato in piazza San Pietro, quando Ali Agca, turco appartenente alla formazione di estrema destra dei “Lupi Grigi” spara contro il Papa durante il suo giro in Papa Mobile tra i fedeli. Per anni, si disse che era opera del KGB, il servizio segreto sovietico, il quale voleva sbarazzarsi di un Pontefice proveniente dall’est e quindi troppo scomodo per il suo appoggio incondizionato ai movimenti anti–comunisti dei Paesi del patto di Varsavia, ma recentemente ha preso corpo la pista interna al Vaticano, che porta dritto, manco a dirlo, a Paul Marcinkus. E’ da dimostrare, in questo senso, l’autenticità o meno di una lettera che Roberto Calvi, poco prima di essere ritrovato impiccato in un ponte londinese, avrebbe inviato a Giovanni Paolo II: “Gli uomini di cui lei ingenuamente si fida – sarebbe uno dei passi della missiva – mi hanno lasciato solo, dopo essermi preso carico di tutti i debiti che lo IOR ha verso il Banco Ambrosiano. Mi rivolgo a lei perché lei è la mia unica salvezza; stia attento anche lei, Santità”.

Un’autenticità, come detto prima, ancora non dimostrata, ma che lascia comunque intuire il clima pesante che vi era in Vaticano nei primi anni 80, culminati con il mistero non ancora risolto della scomparsa di Emanuela Orlandi, giovane ragazza di 16 anni, figlia di un dipendente vaticano, rapita, secondo le varie fonti investigative, dalla criminalità romana per intimidire i vertici dello IOR.

Fin qui dunque, le ombre dei primi anni 80, a cui da contraltare hanno fatto le luci del dialogo interreligioso instaurato con le varie fedi, come dimostra la marcia di Assisi, e le luci anche della grande capacità di comunicazione, che ha fatto sì che Giovanni Paolo II salisse subito alla ribalta della scena internazionale.

Ma un altro errore non indifferente effettuato da Papa Wojtyla, è della prima metà degli anni 90: caduto il comunismo, caduto il muro di Berlino, Sua Santità non aveva però fatto i conti con una società occidentale sempre più secolarizzata; leggenda vuole che nel 1991, quando il Papa per la prima volta nella Polonia libera dal comunismo, abbia sbattuto i pugni sul tavolo per la constatazione della rapida diffusione della pornografia.

Gli stessi rapporti con gli USA, alleato storico anti-comunista negli anni 80 durante la presidenza Reagan, si incrinarono quando iniziarono a diffondersi leggi in favore dell’aborto, dei matrimoni gay e di tutte le altre iniziative legislative considerate contrarie ai valori di una società cristiana.

L’errore di Giovanni Paolo II fu quello di combattere la diffusione di una cultura relativista con l’alleanza con movimenti che attualmente stanno creando non pochi grattacapi alla Chiesa: Comunione e Liberazione, I neocatecumenali, la stessa Azione Cattolica, così come anche l’Opus Dei, sono questi gli attuali peccati originali interni al Vaticano, rafforzatisi grazie all’appoggio ed alle porte lasciate loro aperte da Giovanni Paolo II.

Tali movimenti, oltre ad aver estremizzato al massimo la portata ideologica dei principi cattolici, facendo di fatto scappare tanti giovani dalle Chiese, hanno subito cercato di mettere mani al potere politico ed economico sia interno alla Chiesa che esterno; non è un caso, che molti dei politici degli ultimi venti anni escano da CL e dall’Opus Dei.

A distanza di vent’anni dall’appoggio dato da Giovanni Paolo II ai movimenti, il risultato di questa operazione è sotto gli occhi di tutti: una volta arrivati ben dentro la curia, tali movimenti stanno dando vita ad uno scontro di potere che sta lacerando la Chiesa ed ha costretto il successore di Wojtyla alle dimissioni, visto che oramai l’equilibrio era decisamente compromesso. Non è un caso infatti, che l’ultimo Conclave abbia deciso di eleggere un gesuita come nuovo Pontefice, rappresentante cioè di un ordine agli antipodi rispetto ai movimenti prima citati e ciò ha segnato una profonda discontinuità tanto con Giovanni Paolo II quanto con Papa Ratzinger, il quale da Cardinale Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva dato il suo contributo all’emarginazione della Compagnia di Gesù.

Se le intenzioni di Giovanni Paolo II erano buone, ossia aprire la Chiesa a movimenti giovani capaci in teoria di avere più presa con i fedeli, egli però non ha fatto i conti con la loro organizzazione para–massonica, teologicamente conservatrice e preposta più al cercare il potere che a prendersi cura di portare avanti il Vangelo.

Poi, con la malattia che ha segnato gli ultimi anni di pontificato, certamente Giovanni Paolo II ha dato prova di una grande personalità ed è riuscito ad entrare nel cuore dei fedeli di tutto il mondo; in questo articolo, che mette in risalto quelle ombre che ancora oggi stanno segnano l’immagine negativa della Chiesa, non si vuole però tralasciare per l’appunto l’importanza né della propria figura personale, né dell’operato del suo pontificato.

Del resto, se è vero che molte azioni compiute con la veste bianca sono più che discutibili, non si può però negare l’emozione suscitata dalla sua scomparsa, ancora oggi ricordata, né tantomeno si possono trascurare le migliaia di credenti e non credenti giunti a Roma otto anni fa per rendere omaggio alla salma esposta in piazza San Pietro.

Tra luci ed ombre, Giovanni Paolo II ha guidato la Chiesa per 27 anni ed è sicuramente una delle figure più popolari ed importanti del 900.

di Redazione

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