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Un’Italietta sempre più piccola e meschina applaude al nuovo “fenomeno”

di Salvo Ardizzone

Ieri s’è recitata a Roma l’ennesima farsa, un evento pompato ossessivamente dai media che prefiguravano sfracelli, definito “storico” da alcuni degli organizzatori, risoltosi nei fatti in un mezzo flop (in tutto, secondo le stime della questura, circa 20mila partecipanti; molto, ma molto al di sotto delle aspettative) ma che verrà narrato in toni epici.

L’evento ha riunito insieme in un connubio spurio leghisti, Casa Pound e vecchi arnesi d’una “destra” in cerca di nuova visibilità dopo infiniti naufragi, che solo le piroette “politiche” (si fa per dire) di chi scrive i programmi sulle felpe poteva immaginare. In quella piazza c’erano reduci di fallimenti in cerca d’una velleitaria riscossa; leghisti che fino a ieri blateravano di secessione, convertiti all’improvviso alla Nazione Italia; opportunisti pronti a saltare sul carro dell’astro nascente. Tutti uniti per speculare sul disagio, sulla disperazione d’un Popolo che non sa più a chi affidarsi per avere una speranza: ieri Grillo, oggi Salvini, domani chissà chi quando anche questo fenomeno si sarà sgonfiato come tutti gli altri che l’hanno preceduto.

Quella del capo della Lega è una cinica operazione studiata a tavolino (e neppure tutta da lui) per convogliare l’esasperazione della gente su un programma inesistente, costituito da pochi slogan rozzi scopiazzati da quelli di Marine Le Pen. Un’operazione, come le precedenti, funzionale al Potere che depotenzia così le proteste della gente ridotta alla disperazione, avviandole ancora una volta su una strada senza sbocchi, ottusamente sterile.

Una città è rimasta bloccata per questo; 4mila uomini delle forze dell’ordine mobilitati per permettere questo show e caricarlo di toni e di pathos per i media. Chi l’ha organizzata, e non parliamo solo dei leghisti, si rammarica solo che non sia accaduto di più: gli altri cortei (peraltro a conti fatti più numerosi), quelli che protestavano contro Renzi e contro l’impudenza di Salvini, hanno dato un’impeccabile dimostrazione di civiltà non cadendo nella trappola della violenza che per giorni e giorni i media avevano ossessivamente evocato (e molti auspicato), depotenziando in questo modo il solito meccanismo della provocazione e degli opposti estremismi, vecchio quanto questa disgraziata Repubblica.

Adesso si dirà che da quel palco, da cui abbiamo udito solo una valanga di becere sciocchezze e banalità, è partita una svolta storica, e vedremo i media allineati a sostenerlo, dando voce a chi non ne ha perché nulla ha da dire. 

Un’altra squallida commedia è pronta ad essere recitata alle spalle d’un Popolo che non riesce a trovare la via per sollevarsi. Chi l’opprime ringrazia e batte le mani. 

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