Un’Italia disgustata diserta le elezioni
Urne vuote e seggi disertati dagli elettori disgustati hanno caratterizzato le elezioni in Emilia e Calabria; il Pd riesce a far eleggere i propri candidati in entrambe le Regioni, Bonaccini a Bologna e Oliverio a Cosenza, ma solo la ridicola arroganza del nostro Premier gli può far dire: “Vittoria netta”, e ancora: “Bene i risultati: 2–0 netto”. Una partecipazione al voto del 44% in Calabria e addirittura sotto il 38% in Emilia Romagna, territorio da sempre caratterizzato da una massiccia partecipazione elettorale, registra tutto il distacco e il rigetto di una casta politica, tutti inclusi, arrogante e autoreferenziale quanto lontana dalla gente reale che urla il suo disagio.
Perdere tempo in dotte analisi è inutile, vista l’inconsistenza dei protagonisti, solo qualche considerazione, primo: dopo un simile risultato è più che mai lampante che gli elettori, posti dinanzi a scelte prive di credibilità, tutte, hanno protestato nell’unico modo loro concesso, rifiutando in massa di scegliere fra candidati improbabili quanto improponibili.
Secondo: a Renzi e al gruppo di potere che va coagulando intorno a lui sostituendo chi c’era prima, una simile situazione va più che bene; a lui importa occupare quante più poltrone per costruire un sistema di potere duraturo.
Terzo: chi urlava d’essere l’unica opposizione a questo sfascio, i 5 Stelle, che ha avuto un’occasione irripetibile d’incidere realmente sulle vicende di questo disgraziato Paese, dopo aver dimostrato tutta la propria inadeguatezza, perso in diatribe risibili, posizioni estemporanee e guerre intestine, risulta drasticamente ridimensionato; è stato l’ultima delusione di tanti che, ingenuamente ma in perfetta buona fede, hanno creduto in lui senza ottenere nulla di concreto.
Quarto: della cosiddetta destra, francamente, non c’importa più di tanto e ne parliamo solo per dovere di cronaca: si sbriciola il partito del vecchio pregiudicato, rimasto aggrappato alla politica per garantire i propri interessi; decolla la Lega di Salvini. Il nuovo leader ha scaltramente individuato pochi slogan che fanno breccia in quell’elettorato impaurito; parole d’ordine vecchie, approssimative quanto false, ma a cui troppa gente che si rifiuta di riflettere s’aggrappa. Possiamo sorridere della loro grossolanità, è ovvio, ma se ci ricordassimo appena della storia, ci renderemmo conto di quanti danni si possano fare additando nemici “facili” a popolazioni disperate; creando capri espiatori a cui addebitare ogni sventura; indicando soluzioni miracolose. È l’eterna ricetta del populismo e di peggio ancora, che sfrutta il disagio per costruirci sopra posizioni di potere.
Per concludere, sono state elezioni brutte e non poteva essere diversamente vista la situazione; l’ennesimo grido di popolazioni abbandonate che mostrano così il proprio disagio. Il fatto è che chi dovrebbe accoglierlo alza le spalle, ha ottenuto ciò che voleva: nuove poltrone e centri di potere.