L’unica “crescita” è quella dell’euroscetticismo
Euroscetticismo – Crescita, sviluppo, investimenti, lavoro: sono le ennesime promesse di coloro che, con le attuali politiche “lacrime e sangue”, sono ben consapevoli del vortice di autodistruzione in cui stanno portando l’intera Europa. Eppure il cittadino non deve sapere, l’informazione deve puntare su altro e i “burattini” della politica continuano a parlare del sacro valore della democrazia, ovviamente “sacra” perché possiamo solamente immaginarla.
Alla luce di tutto ciò che la Grecia per prima ha vissuto e continua a vivere, l’unica “crescita” non sembrerebbe essere tanto quella del sentimento federalista teso a costruire gli Stati Uniti d’Europa, quanto quello di un “euroscetticismo” sempre più esasperato nei discorsi e nei pensieri di troppi cittadini. Non si tratta solamente di un atteggiamento derivante dall’impossibilità di arrivare a fine mese, da una crisi che continua a puntare sul consumismo sfrenato e dai quotidiani suicidi di imprenditori falliti: a parlare spesso sono gli stessi numeri. Aumenta la disoccupazione, aumentano i debiti, aumentano le proteste di piazza e i disagi sociali che si faranno senz’altro sentire per le elezioni parlamentari europee del 2019. Ed è questa la preoccupazione politica, lo scetticismo che minaccia la realizzazione di questo disegno europeo piuttosto che la sopravvivenza degli stessi europei.
Ma non dobbiamo meravigliarci se quello dell’Euro viene definito un successo: per loro, ovvero per coloro che hanno lavorato per l’instaurazione di un vero e proprio “impero”, lo è stato realmente e continua ad esserlo ancor oggi nonostante le immagini massacranti di gente disperata per le strade di Atene come di molti altri Paesi.
In Italia grandi passi sono stati fatti contro questa “Europa delle banche”, passi che però non sono stati accompagnati dai grandi giornalisti del “sistema” preoccupati ad alimentare una politica antiberlusconiana fine a se stessa.
“L’assalto alla Costituzione si è manifestato apertamente con le leggi di ratifica di Mes e Fiscal Compact e con la relativa riforma costituzionale – scrive Lidia Undiemi, studiosa di economia e diritto – Ho proposto delle strategie politico-giuridico-istituzionali a difesa del parlamento contro finanza e non solo. Protestare all’arrivo della Troika è completamente inutile. Azioni politiche di questa natura potrebbero alleviare le sofferenze del popolo, agire è un dovere non un diritto”. Quello del Meccanismo di stabilità europeo fu un altro punto fondamentale che comportò la modifica all’art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue e la formazione di un Fondo Salva Stati con una capacità di oltre 650 miliardi di euro. Secondo la Undiemi, tutto ciò potrebbe fare della politica nazionale “un oggetto di contrattazione finanziaria”.
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di Redazione