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Una società disumana dove gli ultimi non trovano più posto

di Salvo Ardizzone

Il 5 agosto, in Piazza Umbria, alla periferia nord di Torino, l’umanità non c’era, come troppo spesso capita in questo mondo sempre più arrogante e violento contro gli indifesi, i semplici, quelli che per la società sono solo scorie, rifiuti a cui non è dato alcun rispetto.

Quel giorno è morto Andrea Soldi, un uomo di 45 anni affetto da disturbi psichici; un colosso buono che passava i giorni su una panchina a far ridere mamme e bambini con i suoi versi, sempre gentile e con un sorriso per tutti.

Alle volte smetteva di prendere i farmaci che tenevano lontana la sofferenza del suo male, la schizofrenia, allora il padre doveva chiedere per lui il Tso, il Trattamento Sanitario Obbligatorio, e tutto continuava come sempre. Quel giorno è stato diverso, quel giorno è morto, senza un perché né una giustificazione che non sia la totale mancanza di rispetto e di umanità.

Tre agenti della polizia municipale, guidati da uno psichiatra, lo hanno serrato al collo, bloccato e steso a terra, ammanettato che era già cianotico e infine caricato su un’ambulanza faccia in giù senza alcun riguardo, malgrado le rimostranze dei volontari del 118. È morto poco dopo l’arrivo in ospedale.

Adesso è stata aperta un’inchiesta, ad occuparsene è il sostituto Raffaele Guariniello che ha indagato i tre agenti e lo psichiatra per omicidio colposo, ed ora valuta anche l’omissione di soccorso.

L’autopsia ha già dimostrato che i vigili avrebbero preso Soldi al collo fino a farlo svenire, e continua dicendo che si sarebbe comunque potuto salvare se non fosse stato ammanettato e lasciato a faccia in giù sulla lettiga. Un’agonia durata dieci minuti, forse di più, nel più assoluto disinteresse dei presenti. Anzi: secondo quanto riportato da alcune registrazioni telefoniche, dinanzi alle rimostranze dei volontari del 118, è stato lo psichiatra ad ordinare di tenerlo così, e i vigili a spalleggiarlo intimidendoli.

Adesso che Andrea non c’è più, è cominciato il solito rimpallo di responsabilità, lo scarica barile, le prese di distanza da un episodio che parla solo di una spaventosa brutalità. C’è solo da sperare che le due inchieste, quella giudiziaria e quella del Ministero della Salute, giungano presto ad una conclusione che faccia giustizia, ma quella vera, malgrado i cavilli della legge e regolamenti volutamente contorti.

Resta la tristezza per Andrea, la cui unica colpa era il suo disagio; resta la rabbia per un Sistema ipocrita, che ha messo fine alla vergogna dei manicomi ma nulla ha fatto per quegli sventurati, considerati un peso per la società, abbandonando loro e le loro famiglie; resta il disgusto per tutta quella gente – e sono tanti, troppi – arrogante e brutale contro chi è indifeso, debole, diverso ai suoi occhi.

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