Una servile Europa rinnova le sanzioni all’Iran
L’Unione Europea ha nuovamente imposto le sanzioni all’iraniana Bank Tejarat e a 32 compagnie di navigazione, accusate di aver avuto un ruolo nello sviluppo del programma nucleare e nell’elusione delle sanzioni contro l’Iran.
Nel gennaio scorso la Corte di giustizia della Ue, accettando un ricorso, aveva annullato i provvedimenti restrittivi imposti contro Bank Tejarat e 40 compagnie di navigazione legate all’Iran Shipping Lines, perché l’Unione aveva disposto il congelamento delle attività della banca e delle società senza aver prodotto alcuna giustificazione. Ora, con un provvedimento immediatamente esecutivo, il Consiglio Europeo ha deciso di ripristinare le misure restrittive fino al 16 aprile 2016.
Le sanzioni, imposte dagli Usa nel 2012 e a cui la Ue s’era accodata, miravano a colpire l’economia iraniana e, in particolare, il petrolio e i settori economici e finanziari, impedendo che altri Paesi ne acquistassero il greggio o intrattenessero rapporti con la Banca Centrale.
Non è ancora spenta l’eco delle dichiarazioni di Losanna, che quell’intesa si manifesta per ciò che è: una fragile quanto precaria manifestazione di volontà, anche se potenzialmente dirompente; sono molti i nemici di un accordo che cambierebbe l’intero Medio Oriente, sconvolgendone gli attuali equilibri e terrorizzando Riyadh e Tel Aviv.
Solo a fine giugno si scoprirà se l’intesa del 2 aprile sarà stata solo una passerella per dare visibilità ad alcuni leader, o il prologo d’un cambiamento vero. Solo allora si saprà se il Golfo, Israele e le potenti lobby al loro servizio, riusciranno ancora una volta a manovrare per i propri interessi i Governi del mondo.
Certo è che, a prescindere dei risultati di fine giugno, sul campo è ormai in atto uno storico cambiamento di equilibri che niente e nessuno potrà più fermare.