Un nuovo accordo tecnico imposto alla Grecia
Martedì mattina, dopo 23 ore di trattative ininterrotte, all’Hilton di Atene è stato raggiunto l’accordo tecnico fra i “creditori” ed i ministri delle Finanze Tsakalotos e dell’Economia Stathakis, per la concessione di un terzo piano di “salvataggio” da 85 Mld di Euro. In 27 pagine, il Governo greco s’impegna ad attuare immediatamente 35 “misure prioritarie” in tutti i settori chiave dell’economia e dell’amministrazione.
Giovedì l’accordo, che fa carta straccia dell’intero programma con cui Syriza vinse le elezioni, sarà portato in Parlamento da Tsipras. L’ala sinistra del suo partito promette battaglia contro un documento che rinnega gli impegni presi con l’elettorato, e impone misure che permetteranno di ripagare parte dei debiti con altri debiti, deprimendo ancor di più un’economia già drammaticamente in recessione; ma il Premier tira dritto forte del sostegno compatto delle opposizioni con cui ha già trattato (il centrodestra di Nuova Democrazia, i liberali di To Potami e i socialisti del Pasok).
Venerdì toccherà all’Eurogruppo; i 19 Ministri finanziari dell’Eurozona dovranno ratificare il piano di salvataggio ma, dopo l’accordo tecnico con le Istituzioni creditrici, non ci saranno problemi malgrado quanti (e non sono pochi) puntino ancora su una Grexit per lavorare al progetto Neuro. Il neologismo che indica un Euro del Nord, appannaggio dei Paesi dell’area economica della Germania.
Un altro passo avanti è stato fatto per ridurre la Grecia ad un protettorato tedesco, svenderne le infrastrutture a prezzo di realizzo e imporre a tutti la legge di Berlino (che, per inciso, a parte gli enormi benefici di una Ue ritagliata sulla sua economia, secondo l’Istituto Iwh, grazie all’aumento dell’acquisto di titoli tedeschi, negli ultimi 5 anni ha risparmiato 100 Mld di tassi d’interesse).
Così una Ue, dominata economicamente dalla Germania, e assoggettata politicamente dagli Usa, dimostra tutta la sua inconcludenza andando verso il proprio disfacimento.