Un Egitto senza pace: non si fermano gli scontri tra Fratelli Musulmani ed esercito
Domenica mattina Il Cairo e diverse altre città egiziane sono state teatro di nuovi sanguinosi scontri tra i sostenitori del deposto presidente Morsi e l’esercito di Al Sisi, secondo quanto riporta Press Tv. Morsi, che è stato il primo presidente egiziano democraticamente eletto dopo che per 30 anni l’Egitto era stato governato da Hosni Mubarak, subito dopo la vittoria aveva fatto mostra della sua personalissima idea di democrazia attribuendosi ampissimi poteri tramite appositi decreti, al punto da far parlare la magistratura egiziana di “ golpe bianco” del presidente.
Il suo governo è durato poco più di un anno. Destituito il 3 luglio 2013 dal capo delle forze armate egiziane, Abdul Fatah Khalil Al-Sissi, con l’accusa di non aver offerto una via d’uscita credibile alla crisi politica che si era creata dopo le grandi contestazioni di piazza nei suoi confronti. In più di quattro mesi di governo provvisorio, innumerevoli volte i sostenitori di Morsi sono scesi in piazza a manifestare il sostegno al presidente deposto e a protestare contro il governo ad interim.
Ad oggi, centinaia sono state le vittime degli scontri e incalcolabile il numero dei feriti. Domenica i manifestanti sono scesi in piazza per gridare la loro rabbia contro il governo militare. Nel quartiere di Shubra al Cairo hanno scandito slogan a sostegno di Morsi. Gli studenti dell’Università Al-Mansoura, a nord est del Cairo, hanno indetto una manifestazione per condannare i crimini dell’esercito egiziano.
Dall’inizio dell’anno accademico, molti sono stati gli atenei teatri di proteste. Intanto, secondo quanto riporta Al-Manar, una coalizione islamista guidata dai Fratelli Musulmani si è offerta di negoziare per portare l’Egitto fuori dal caos che sta vivendo dalla destituzione di Morsi, senza chiederne comunque la reintegrazione. La coalizione “invita tutte le forze rivoluzionarie e partiti politici e figure patriottiche ad aprirsi al dialogo per uscire dalla crisi attuale”, come si legge in un comunicato diramato sabato 16 novembre.
Dal 25 gennaio 2011, giorno dell’inizio della cosiddetta “rivolta egiziana”, cominciata come un movimento di protesta del popolo che chiedeva un rinnovamento politico e sociale, l’Egitto è stato insanguinato da scontri e insurrezioni. Al regime di Mubarak è succeduto Moahmed Morsi e a quest’ultimo un governo militare. Nessuno di questi pare aver risposto in maniera soddisfacente alle richieste del popolo egiziano, che si trova a vivere in un clima di guerriglia tra i sostenitori dei Fratelli Musulmani, di cui Morsi è il leader, e l’esercito che lo ha destituito.