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Ucraina, una guerra tutt’altro che risolta

Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha affermato che la Russia e l’Ucraina non sono riuscite a trovare un accordo su come attuare un cessate il fuoco concordato nell’Ucraina orientale. Heiko Maas ha mediato i quattro dialoghi di pace a Berlino insieme alla sua controparte francese. I quattro Paesi si sono concentrati sull’attuazione di un accordo di pace incompiuto raggiunto nel 2015.

UcrainaIl ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha descritto i colloqui come utili. L’incontro è stato il primo tra i quattro da febbraio 2017. Il conflitto in Ucraina orientale, iniziato nel 2014, ha finora causato la morte di circa diecimila persone. Kiev accusa Mosca di fornire supporto militare alle milizie anti-governative, ma la Russia ha sempre negato l’accusa.

In Ucraina una guerra tutt’altro che risolta

La guerra in Ucraina è un conflitto tutt’altro che risolto; è uscito da tempo dall’attenzione dei media perché ha svolto la funzione che gli era stata assegnata, dare il pretesto per rinfocolare la contrapposizione con la Russia, ma ha molti sponsor, sia interni al Paese che esterni, che usano quel conflitto per perseguire i propri interessi.

L’esistenza di un’area di crisi sempre pronta a degenerare, è preziosa per quel blocco di interessi che, attraverso essa, ha centrato più obiettivi: rilegittimare la Nato, il braccio operativo con cui gli Usa controllano i propri alleati/sudditi, che con la fine della Guerra Fredda insieme al suo nemico aveva perso la sua stessa ragione d’essere; rafforzare la presa sull’Europa, spezzando quei legami con la Russia che avrebbero condotto ad una vasta area di cooperazione da cui Washington sarebbe stata esclusa; motivare una nuova corsa al riarmo sul Vecchio Continente, per la gioia della lobby degli armamenti.

È lo stesso blocco di poteri che dalla guerra in Ucraina, e dalla conseguente rinata contrapposizione con la Russia, trae potere e fondi praticamente illimitati: Agenzie Federali (Pentagono, Dipartimento di Stato, Agenzie d’Intelligence), industrie della Difesa e gli spezzoni del Congresso che ne sono largamente foraggiati, hanno tutto l’interesse a riesumare il mito del “nemico ad Est”. Ed è sempre il medesimo blocco che ha silurato i tentativi di distensione di Trump, costringendo la sua Amministrazione ad una precipitosa ritirata sulla questione.

Come detto, la guerra in Ucraina non ha solo sponsor esterni, anche (e soprattutto) gli attuali vertici del Paese sanno bene che dal perpetuarsi del conflitto dipendono le proprie fortune e la propria sopravvivenza. A Kiev è chiaro che le possibilità di riprendere il controllo del Donbass, a non parlare della Crimea, sono nulle, ma il fatto è che i tre anni di guerra hanno fatto la fortuna degli oligarchi, arricchitisi con i fondi destinati alla Difesa e con il fiume di denaro proveniente dai “donatori” occidentali, oltre che con il sistematico saccheggio di un Paese coperto dallo stato di crisi.

di Redazione

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