Rifugiati siriani, la Turchia li deporta a Idlib
Il regime turco ha lanciato un nuovo giro di vite contro i rifugiati siriani presenti nel Paese, costringendoli a firmare moduli di “ritorno volontario” e deportandoli in Siria. Human Rights Watch (Hrw) ha pubblicato un rapporto in cui sono dettagliati numerosi resoconti di abusi verbali e fisici di rifugiati registrati e non registrati prima di essere trasportati con forza nella provincia siriana di Idlib occupata dai terroristi.
“La Turchia afferma di aiutare i siriani a tornare volontariamente nel loro Paese, ma minacciando di rinchiuderli fino a quando non accettano di tornare, costringendoli a firmare moduli e scaricarli in una zona di guerra non è né volontario né legale”, ha affermato il direttore delle emergenze di Hrw, Gerry Simpson.
Il governo turco ha svolto un ruolo di primo piano nel sostenere vari gruppi terroristici che hanno tentato di rovesciare il presidente siriano Bashar al-Assad, trasformando il Paese in un enorme campo di battaglia. Il sanguinoso conflitto derivante dalla campagna di terrore sostenuta dall’Occidente e dai suoi alleati regionali, ha finora causato oltre 400mila morti secondo le stime delle Nazioni Unite.
La conseguente crisi umanitaria ha quindi portato alla creazione di una delle crisi di rifugiati più gravi al mondo, con la Turchia sopraffatta da milioni di rifugiati siriani in fuga dalla guerra, molti dei quali cercano di immigrare in Europa.
Si stima che 3,6 milioni di rifugiati siriani risiedano attualmente in Turchia, il numero più alto di rifugiati siriani all’estero. Circa mezzo milione di loro risiede nella grande città di Istanbul, tra la crescente rabbia pubblica per la presenza dei rifugiati.
Le Nazioni Unite hanno avvertito che un’escalation militare a Idlib potrebbe causare fino a due milioni di rifugiati aggiuntivi in Turchia. Il regime turco ha registrato i rifugiati con uno status di “protezione temporanea” dal 2014.
di Yahya Sorbello