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La marcia finale delle Farc tra timori e speranze

Dando seguito a quanto sottoscritto negli storici accordi di pace dello scorso settembre, le Farc hanno avviato la loro transizione alla vita civile. Nelle ultime settimane migliaia di guerriglieri hanno iniziato la loro smobilitazione in vari punti del paese. Entro il 31 maggio i circa seimila combattenti dovranno consegnare le armi agli emissari Onu, per iniziare la loro nuova vita da civili.

FarcUno dei punti più importanti degli accordi di pace tra governo e combattenti riguardava proprio la conversione delle Farc da milizie armate a normali cittadini, una transizione che presenta notevoli problematiche, come è normale sia dopo  52 anni di conflitto. Con l’avvio delle marce di smobilitazione le Farc stanno dimostrando di adempiere a quanto concordato, iniziando un percorso che li porterà a diventare un partito politico.

Inizialmente si era stabilita la data del 31 dicembre come ultimo giorno utile per la consegna delle armi, ma le difficoltà incontrate dalle agenzie governative nell’allestire campi base in varie aree remote del paese ha fatto propendere per uno slittamento. I patti prevedono infatti la creazione di zone di smobilitazione provviste di corrente elettrica, acqua potabile, aule e strutture ricettive, ma in molte aree i lavori non sono mai cominciati. Dei 26 campi previsti, solo 3 sono stati ultimati. In molti casi i guerriglieri stessi hanno accettato di costruire da soli le strutture, anche se così facendo tolgono del tempo agli studi ed ai programmi di formazione che dovrebbero facilitare il loro inserimento nella società.

Molti guerriglieri si mostrano riluttanti, preoccupati dal fatto che il governo non adempia ai patti. German, 34 anni, 18 di militanza, dichiara: “Se il governo non mantiene le sue promesse ora che siamo ancora armati, cosa farà quando consegneremo le armi?”. “L’unica cosa che gli interessa è disarmarci, una volta fatto non faranno nulla di quanto promesso”. Nonostante questo German aggiunge poi: “Andremo nelle zone di smobilitazione e consegneremo le armi perché questi sono gli ordini ricevuti dai nostri comandanti”.

Mauricio Jaramillo, ex comandante del “blocco orientale” delle Farc a proposito delle difficoltà riscontrate afferma: “ Ci impegniamo in questa transizione per diventare un partito politico legale, ma questo non significa che la lotta delle Farc sia conclusa; questo è un accordo di pace e ora dobbiamo lottare affinché il governo tenga fede ai patti stipulati”. Il comandante si dice inoltre preoccupato dai numerosi omicidi di leader sociali avvenuti dopo la firma degli accordi di pace (si registrano infatti 17 casi dallo scorso ottobre ad oggi).

Nonostante questo le Farc stanno mandando un messaggio importante al paese: “Noi stiamo dando seguito alle nostre promesse”.  Lasciare le armi è un gesto forte che i guerriglieri stanno facendo per dare un segnale, un segno di distensione e di avvicinamento alla società civile, la stessa che ha votato “no” agli accordi di pace nel referendum dello scorso ottobre dimostrando una scarsa fiducia nelle Farc. Un gesto, la smobilitazione,  compiuto a prescindere dalla inadeguatezza dello Stato nel proteggere ed offrire garanzie di sicurezza ai leader sociali locali, sorte che potrebbe toccare un giorno agli stessi militanti.

Eppure le Farc hanno iniziato la loro ultima marcia, una marcia che li avvicina, non solo metaforicamente, alla società, avviando un processo di reinserimento e conversione che ha ancora tantissime incognite, ma con la speranza di poter combattere le proprie battaglie attraverso un conflitto politico, non un conflitto armato.

di Maurizio di Meglio

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