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Tunisia – Italia: rotta migratoria del Mediterraneo centrale

Tunisia – Nei primi otto mesi del 2023 sono sbarcate sulle coste italiane 153mila persone, inclusi migranti provenienti da Grecia, Spagna, Cipro e Malta. 4.500 invece risultano dispersi o morti in mare. Lampedusa è in pole position il luogo con il maggior numero di arrivi: 107mila persone.

Nei mesi di luglio e agosto decine di imbarcazioni sono state soccorse simultaneamente nell’area SAR italiana, spingendo le autorità italiane a chiedere alle ONG di ignorare il decreto Piantedosi e di partecipare alle operazioni di salvataggio. Molti natanti sono riusciti a sbarcare autonomamente e sono aumentati anche i casi di attacco alle imbarcazioni e furto del motore. 

Nonostante i numeri dimostrino che il sistema di accoglienza italiano è in grado di far fronte ai flussi migratori senza cadere nell’emergenza, nell’accoglienza dei migranti continua a essere decisamente predominante l’approccio emergenziale.

Il 16 luglio a Cartagine è stato firmato il Memorandum d’intesa tra l’UE e la Tunisia. La gestione delle migrazioni è uno dei cinque pilastri su cui verte l’accordo: l’Ue si impegna a fornire ulteriori 100 milioni di euro alla Tunisia per rafforzare la gestione delle frontiere, le operazioni di ricerca e soccorso in mare e le misure anti-traffico umano, al fine di ridurre il numero degli arrivi dal Paese. 

Il documento contribuirà ad inasprire il trattamento delle persone migranti già presenti in Tunisia e a portare avanti il processo di esternalizzazione e militarizzazione delle frontiere europee. 

Finanziamenti alla Tunisia

Secondo le stime nel 2023-2024 i flussi di migranti verso l’UE sulle rotte del Mediterraneo orientale e del Mediterraneo centrale aumenteranno a causa dell’impatto causato dalla situazione macro-economica globale sui flussi migratori, accelerata dagli eventi politici del centro africa, dall’inflazione e dalla recessione globale, che stanno alterando negativamente le condizioni socioeconomiche di ampie fasce di popolazione subsahariana.

L’Ue, fra il 2015 e il 2022, ha destinato alla Tunisia finanziamenti per 178 milioni di euro, rafforzando e dotando le forze di sicurezza di ingenti fonti per prevenire la migrazione irregolare, ma senza approntare un piano per sviluppare canali legali di immigrazione controllata. 

L’accordo fra gli attori del diritto internazionale è tuttavia sottratto al rispetto delle regole sui trattati e dei sistemi costituzionali interni. Mancano una chiara comunicazione sui temi delle trattative (solo una parte del documento è stata resa pubblica) e il controllo dell’operato da parte degli organi rappresentativi. 

Il risultato immediato è l’atteggiamento delle autorità tunisine degli ultimi due mesi: razzismo istituzionale, che attinge anche alle teorie della sostituzione etnica, concretizzato in gravi violazioni dei diritti fondamentali da parte delle autorità. 

Sfax (Tunisia) – Foto di Elena Beninati

La situazione in Tunisia si è aggravata con la violenza e il trattamento disumano ai danni delle persone migranti di origine subsahariana producendo detenzioni di massa con conseguenti espulsioni forzate. Le autorità tunisine hanno deportato nelle zone militari e desertiche al confine con la Libia e l’Algeria centinaia di persone. 

I tentativi di fuga delle persone migranti, inoltre, sono ostacolati da una rafforzata Guardia Costiera tunisina, finanziata ed equipaggiata dal governo italiano e dall’Ue, che negli ultimi mesi ha incrementato l’attività di monitoraggio delle partenze e le intercettazioni in mare. 

I respingimenti verso la Libia in particolare non avvengono solo in mare aperto e le persone migranti vengono intercettate prima ancora di intraprendere la traversata

Diritti e migranti

Pochi giorni dopo la firma del Memorandum, a Tunisi, diverse associazioni e sigle della società civile hanno iniziato attività finalizzate alla pubblicizzazione dei diritti delle persone migranti criticando il modo in cui i Paesi del Mediterraneo e l’UE stanno affrontando il fenomeno migratorio.

Meccanismi come il reinsediamento o i corridoi umanitari, che già in Libia hanno dimostrato la loro insufficienza, nonché lo strumento del rimpatrio volontario, che nelle modalità con cui è attuato, presenta profili di grave illegittimità e costituisce una forma di espulsione mascherata, non costituiscono modelli appropriati di strategia. 

Secondo Human Rights Watch, oggi l’UE dovrebbe sospendere i finanziamenti alle forze di sicurezza tunisine per il controllo delle migrazioni e stabilire chiari parametri per i diritti umani e la protezione dei cittadini stranieri presenti sul territorio.

Gli Stati membri dell’UE, in particolare, dovrebbero negare il loro sostegno alla migrazione e alla gestione delle frontiere nell’ambito del Memorandum d’intesa recentemente firmato con la Tunisia, almeno fino a quando non sarà effettuata una valutazione approfondita dell’impatto sui diritti umani. Risulta davvero così difficile creare un meccanismo per tutelare i più vulnerabili sottraendoli ai trafficanti di esseri umani; rispettare gli obblighi internazionali in materia di diritto di asilo e gestire i flussi migratori garantendo la sicurezza dei Paesi di accoglienza?

di Elena Beninati

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