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TTF: un granello di sabbia o una goccia nel mare?

Ttf – Ostacolare il mostruoso sistema finanziario non è un’impresa semplice, ma sicuramente è possibile rallentare la sua folle corsa che ci ha condotto ad una inesorabile crisi finanziaria dalla quale è difficile tirarsi fuori.

Consapevoli che i tentacoli della finanza attorcigliano tutti i gangli delle istituzioni – ne è prova quanto successo in Italia durante il governo Monti – allo stesso tempo va riconosciuto che dall’Europa arriva un piccolo bagliore di luce che fa riaccendere qualche barlume di speranza.

La fioca luce a cui facciamo riferimento è rappresentata dalla Direttiva presentata il 14 febbraio scorso a Bruxelles per una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (meglio nota come TTF). La citata Direttiva, che coinvolge gli undici Paesi membri che hanno aderito al meccanismo della cooperazione rafforzata (Germania, Francia, Austria, Belgio, Portogallo, Slovenia, Grecia, Slovacchia, Estonia, Spagna e Italia), mira a fissare un’imposta comune riservata alle transazioni finanziarie il cui obiettivo principale è far partecipare in modo giusto il mondo della finanza ai costi della crisi, ed evitare la frammentazione dei mercati interni nelle transazioni finanziarie.

Pur essendo la TTF un’imposta estremamente ridotta – pari allo 0’01% – da applicare ad ogni acquisto di strumenti finanziari, l’elemento interessante che la caratterizza è costituito dal fatto che, ove correttamente recepita, non scoraggerebbe i normali “investimenti” sui mercati finanziari ma andrebbe a creare qualche problema agli speculatori che sono tali perché comprano e vendono titoli nell’arco di pochi secondi o addirittura millesimi di secondo. Loro, quindi, verrebbero tassati per ogni transazione.

L’adozione di tale tassa, quindi, soddisfarebbe la duplice esigenza di portare qualche soldo nelle casse dello Stato, divenire discreto strumento per frenare la speculazione, ciò senza impattare l’economia reale; e infine, potrebbe rappresentare un efficace sistema di controllo sui flussi di capitale in entrata e in uscita dal Paese. Inoltre, essendo la struttura economica italiana fondata (almeno si diceva lo fosse fino a qualche tempo fa) su piccole e medie imprese, la TTF potrebbe sortire ulteriori effetti positivi per coloro che esportando vedrebbero ridotto il rischio di speculazione sulle valute. Anche la quotazione del petrolio e delle materie prime sarebbe più stabile e prevedibile e, verosimilmente, diminuirebbero le possibilità di attacchi sui titoli di Stato.

Il 1° marzo 2013 la Direttiva europea è stata recepita con la Legge n. 228 del 24.12.2012 anche se, stando a quanto sostenuto da Nicola Ciampoli (emerito economista dell’università di Tor Vergata e appartenente al coordinamento della campagna 00,5) vi è il sospetto che nel recepimento italiano della direttiva sia intervenuta ancora una volta la manomorta del settore finanziario, che mostra un morboso attaccamento al mercato dei derivati. Stando a quanto sostenuto dal noto studioso, a livello governativo sono stati trovati buoni escamotage per escludere un alto numero di derivati dall’efficacia dell’imposta.

Sempre secondo Ciampoli, nel decreto attuativo il Ministero avrebbe tenuto a puntualizzare come gli strumenti derivati “misti”, ovvero aventi come sottostante sia azioni che altri titoli mobiliari, saranno tassati solo se la quota avente a riferimento le azioni italiane non supererà il 50%. Tale marchingegno legislativo, ovviamente, non fa altro che aprire spiragli pericolosi per gli appetiti speculativi degli ingegneri finanziari.

Consapevoli che il settore finanziario andrebbe fortemente regolamentato e sottoposto al controllo della politica ma che, al contempo rappresenta un terreno viscido su cui è facile scivolarvi, un quesito sorge automatico: la TTF è un granello di sabbia o, piuttosto, l’ennesima goccia nel mare?

Per il momento ci accontentiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno o, volendo essere oltremodo fiduciosi e ottimisti, cerchiamo di interpretare questo piccolo passo fatto dall’UE come un timido tentativo di autodeterminazione nonché un afflato di sovranità nella speranza che, alla fine dei giochi, la TTF possa realmente rappresentare un granello di sabbia che faccia inceppare l’ingranaggio speculativo e non una semplice goccia che si perda nell’oceano del sistema legislativo italiano.

di Santo Maria Scidone Dal Torrione

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