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True Promise: dimensioni strategiche

L’operazione iraniana “True Promise” costituisce un dettaglio importante e strategico nel corso del conflitto tra l’Asse della Resistenza e Israele. Le fasi intermedie di “pazienza strategica” e di “guerra ombra”, durate decenni, sono state interrotte il 14 aprile 2024, quando l’Iran ha attaccato per la prima volta Israele direttamente dal suo territorio, in risposta all’attacco al suo consolato nella capitale siriana, Damasco, e al martirio del maggiore generale Muhammad Reza Zahedi e dei suoi compagni.

Questa operazione, in tutte le sue parti e fasi, ha raggiunto gli obiettivi militari precisamente definiti, nonostante la mobilitazione di tutti gli strati e dei sistemi di difesa aerea di Israele, con grande partecipazione e sostegno da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati internazionali e regionali.

Ma gli obiettivi politici e strategici a lungo termine e i risultati di questo grande sviluppo emergeranno successivamente con il passare del tempo e stabiliranno una nuova fase del conflitto e della questione palestinese nel suo insieme, sulla strada verso l’inevitabile vittoria dell’Asse della Resistenza.

Risultati e dimensione strategica

Naturalmente l’attacco ha portato all’emergere di numerosi risultati nelle sue varie dimensioni, tra cui i più importanti sono:

La formulazione da parte della Repubblica Islamica di una nuova equazione di deterrenza complicherà senza dubbio qualsiasi processo di pianificazione israeliana per un attacco all’Iran, direttamente o indirettamente, perché sa che porterà a una risposta iraniana che sarà massiccia e supererà di gran lunga la capacità dell’entità israeliana. Questo è ciò che ha recentemente indicato il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, il maggiore generale Hussein Salami, quando ha messo in guardia Israele, affermando che deve “riconsiderare i suoi calcoli e, se dovesse verificarsi una reazione, è certo che la risposta dell’Iran sarà molto più difficile sulla base di questa nuova esperienza che abbiamo acquisito riguardo alle sue capacità”.

True Promise e la falsa narrazione israeliana

Dimostrare l’incapacità dell’entità di difendersi ha una dimensione presente e futura. Molti funzionari e analisti militari hanno spiegato dopo l’attacco, che era molto probabile che i sistemi di intercettazione israeliani fallissero di fronte a uno sciame di droni sufficientemente grande o a un enorme sbarramento di missili (Israele è riuscito ad abbatterne al massimo solo il 50%, non come sostiene). “Se ne inviano tanti, possono saturare il sistema”, ha dichiarato Yehoshua Kalisky, ricercatore di sistemi d’arma presso l’Istituto israeliano per gli studi sulla sicurezza nazionale.

D’altra parte, i Paesi che hanno sostenuto Israele nelle operazioni di intercettazione durante l’operazione True Promise, potrebbero non essere in grado di farlo in futuro, anche per molte ragioni politiche e militari.

L’Iran ha confermato ciò che l’America e tutti coloro che la seguono cercavano di minimizzare o addirittura negare che fosse accaduto, ovvero che possiede capacità militari offensive altamente avanzate nonostante assedio e sanzioni. La Repubblica Islamica è stata in grado di aggirare vari sistemi di intercettazione americani e israeliani, con oltre il 50% dei missili e dei droni che hanno colpito i loro obiettivi definiti.

Le reazioni dell’amministrazione americana all’operazione, in termini di sforzo per evitare un’escalation, e il suo avvertimento chiaro a Israele e al governo Netanyahu che non parteciperà ad alcuna risposta contro l’Iran, confermano che l’amministrazione Biden teme fortemente l’espansione di un conflitto militare diretto tra Usa e Repubblica Islamica. Ciò indica che la cura americana per Israele sta cominciando a vacillare.

di Redazione

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