Cronaca

Trattamenti inumani, Italia condannata dalla Corte Europea

C’è un mondo che continua a muoversi fuori da quelle che sono le notizie del conflitto tra Ucraina e Russia. La guerra è in grado di catalizzare tutte le attenzioni. Purtroppo, abbiamo dimenticato che oltre il conflitto c’è un mondo che continua ad andare avanti. Tra le notizie “oscurate” dalla guerra c’è la recente condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo al governo italiano. Condanna che è arrivata a causa dei “trattamenti inumani e degradanti” che impongono al governo di risarcire i danni morali a Giacomo Seydou Sy.

Trattamenti inumani nei confronti di malati di mente

Un nome sconosciuto ai più quello di Seydou Sy, classe 1994, il quale affetto da gravi patologie psichiche non è stato messo in condizioni di curarsi in una struttura sanitaria esterna al carcere di Rebibbia, dove è detenuto da due anni senza poter fare ricorso in appello.

Si tratta di un caso che dimostra le distorsioni del nuovo sistema di esecuzione delle misure di sicurezza nei confronti di malati di mente che hanno commesso reati che vengono ritenuti socialmente pericolosi. Il sistema si basa sui “REMS”: Residenze per l’Esecuzione della Misure di Sicurezza. Questi REMS dovrebbero, il condizionale mai come questo caso è d’obbligo, essere presenti in tutte le regioni e dovrebbero prendere il posto degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) che avevano sostituito i vecchi manicomi criminali.

Gli Opg sono rimasti per lungo tempo operativi nonostante le condizioni fatiscenti e le cure del tutto assenti, per non parlare del rispetto delle norme igienico sanitarie degne di mattatoi. La chiusura di questi centri dell’orrore è stata prevista con le leggi 9/2012 e 81/2014 che hanno modificato le finalità e le modalità delle misure di sicurezza: da detentive a riabilitative e devono essere applicate dal giudice come estrema ratio.

Le REMS, sulla carta, devono ospitare non più di 20 pazienti e possedere requisiti ben chiari: cure riabilitative personalizzate, territorialità della gestione sanitaria. Il Servizio di Salute Mentale dell’Asl ricovera il paziente nell’area di residenza per evitargli un eccessivo distaccamento e favorire il turn-over. L’intento è quello di rispettare i diritti della persona presenti nella costituzione. Tutto bello e ineccepibile ma come accade spesso in Italia solo sulla carta.

Aspetti negativi

Resistenze delle realtà locali, inadeguato coordinamento dei soggetti coinvolti, eccesso di disposizioni amministrative, errori del fabbisogno strutturale e finanziario. Tutto questo ha contribuito a rallentare la piena funzionalità dell’ente. Poi ci sono i numeri, che parlano sempre in modo chiaro e lo fanno anche questa volta: 1322 posti negli Opg che al Giugno del 2014 ospitavano 1547 detenuti.

Per le REMS distribuite sul territorio nazionale, in data 31 Luglio 2021 si avevano 36 strutture con 652 posti (a regime 740). Numeri del tutto inadeguati ad accogliere chi si trovava negli Opg. Tutto questo ha creato attese lunghissime che oscillano tra i 750 giorni per il Dipartimento Affari Penitenziari e 578 per la Conferenza delle Regioni.

Al Momento non sono previste soluzioni alternative e pesa, soprattutto, il modestissimo livello di risorse destinato ai servizi di salute mentale: appena il 2,9% degli stanziamenti per tutto il SSN.

Il rischio è quello di portare avanti in modo incontrollato la detenzione degli infermi di mente, casi analoghi a quello di Giacomo Seydou Sy. Pe fronteggiare questo scempio servirebbero almeno 60 REMS con 1800 posti letto e soprattutto occorrerebbe rimuovere le criticità adottando i provvedimenti richiamati dalla Corte Costituzionale nella sentenza 22/2022 che ha segnalato l’incostituzionalità della riforma.


di Sebastiano Lo Monaco

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