Traffico di armi in Italia in drastico aumento
Traffico di armi in Italia – La notizia è di quelle che passano in sordina, forse nemmeno menzionata nei principali network italiani, impegnati nella retorica guerrigliera e nella propaganda atlantista. Eppure una notizia del genere, se vivessimo in un mondo normale, sarebbe nell’apertura dei telegiornali e nelle prime pagine dei quotidiani.
Violazione delle leggi internazionali. Questo è il risultato del traffico di armi nei principali porti della penisola.
Carri armati di produzione americana sono stati ritrovati nella stiva di una nave saudita nel porto di Genova. Sono stati i portuali del Calp (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali) a documentare quanto sta accadendo con tanto di foto.
Carichi di armi, con tutta probabilità destinati in Ucraina e non solo, sono stati individuati nei porti di Livorno, Napoli, Gioia Tauro. Nella stiva della nave Bahri Jeddha, attraccata nel porto di Genova, è stato ritrovato un carro armato, per l’esattezza un M1 Abrams.
Oltre ad aver documentato quanto accaduto, il collettivo ha anche inscenato una protesta richiedendo “maggior trasparenza” sui carichi che passano e arrivano nel principale porto italiano. Al momento, nessuna richiesta è stata accolta dalle autorità portuali. Il 31 Marzo, l’Unione Sindacale di Base (Usb), ha dichiarato
uno sciopero di 24 ore contro le “Navi della morte”.
Drastico aumento del traffico di armi in Italia
Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha sottolineato che il numero di navi che trasportano armi in Italia, che a sua volta li fa passare verso la Polonia, è aumentato drammaticamente dallo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia. Un giro di denaro che fa gola in tempo di pace, ma che in tempo di guerra diventa ancora più appetibile.
L’industria delle armi in Italia è andata via via aumentando. Dieci anni fa il “belpaese” era il decimo produttore di armi al mondo, adesso è salito al sesto posto e non pare volersi fermare lì.
Mario Draghi, ancorato alle dottrine Nato e all’atlantismo più esasperato, aveva già preso un impegno con i nostri principali alleati: entro il 2028, la spesa militare aumenterà dall’1,4% al 2% del Pil. Mentre il resto dell’Italia annaspa, sanità compresa, i signori della guerra applaudono alle scelte scellerate degli adepti del governo a stelle e strisce.
di Sebastiano Lo Monaco