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Tra le Farc e Bogotà la tregua sembra un pò più lontana

di Angelo Lupo

Due soldati detenuti dallo scorso 9 novembre dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (Farc-Ep), sono stati rilasciati martedì e consegnati a una delegazione composta da rappresentanti dei governi di Cuba e Norvegia e membri del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr). Il rilascio di Jhonatan Andres Franco e Paulo César Díaz Rivera Capela, entrambi soldati dell’esercito colombiano, ha avuto luogo in una zona rurale di Tame, dipartimento di Arauca nel nord-est di Bogotà, vicino la foresta nella parte orientale del Paese. Solo ieri è giunta la notizia da parte del governo colombiano dell’avvenuta liberazione del generale Rubén Darío Alzate e degli altri due ostaggi, tra cui un civile.

Le Farc rientrano nel novero dei gruppi rivoluzionari più longevi. Nati nel 1964 come reazione alle azioni di repressione contro le rivolte contadine da parte del governo, rappresentano la militarizzazione della lotta armata marxista-leninista molto forte in alcune aree del Paese.

Gli “Accordi di Uribe” del 1964, l’istituzionalizzazione del movimento attraverso la formazione del partito “Union Patriottica”, i “Dialoghi del Caguàn” del 2002 e infine il “Movimento Bolivariano” rappresentano alcune tappe della strada di conciliazione del governo colombiano con le forze rivoluzionarie. Strada che nel suo percorso ha trovato un ultimo intoppo in questo sequestro; l’accordo nel non sequestrare i civili è stato violato (uno degli ultimi ostaggi nelle mani dei guerriglieri è un avvocato del paese) e la tregua definitiva sembra un pò più lontana.

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